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No-vax, medici reintegrati? Che errore il clima di persecuzione

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Iuri Maria Prado
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C'è qualcosa di sovradimensionato e forzato nelle polemiche sul reintegro dei medici cosiddetti "No Vax". Che va oltre le preoccupazioni direttamente connesse alle ragioni sicuritarie e sanitarie poste a presidio dei servizi medici e ospedalieri. Qualcosa che ricorda in modo sinistro il clima millenarista in cui si reclamava la persecuzione esemplare della renitenza vaccinale, una insubordinazione magari inopportuna ma inaccettabilmente elevata al rango di un'eresia da purificare con il fuoco dello scientismo imposto per legge. Sembra che questi siano da mettere per sempre ai margini della società civile, di togliergli lavoro, stipendio, e diritto di parola perché questo ce l'ha solo il virologo certificato, magari quello che per settimane diceva in tv le mascherine non servivano (ha più morti sulla coscienza questo qui, rispetto a quello che non si è vaccinato).

 

 

 

E' come una specie di vendetta differita e interminabile, inflitta con reprimenda morale che si scarica a vita sul dannato. E se qualche buontempone proponesse di non farli più uscire di casa, di affibbiargli un bel distintivo allarmante se proprio devono uscire, così da contrassegnarli senza pericolo che passino inosservati all'occhio inquirente della società dei sani, magari di tracciarne i movimenti per controllare dove portano il loro fiato mortale, ebbene c'è da credere che più d'uno sarebbe disposto a riaffermare la santa opportunità di simili provvedimenti, perché "prima viene la salute". Ma se nessuno discute del fatto che un utente del servizio sanitario, specie se fragile, abbia il diritto di pretendere che quello che lo ha in cura non sia infetto, resta che da qui alla forsennata persecuzione di chi non si è vaccinato passa un mare di differenza.

 

 

 

Che facciamo, li castighiamo da qui all'eternità? Quest'avversione nei confronti di quelli che non vogliono o non possono vaccinarsi non dipende neppure dalla loro potenzialità infettiva, ma dal portamento blasfemo che essi in tal modo assumono davanti al dio delle siringhe; e in questo quadro di follia persecutoria non vaccinarsi non è la rinuncia a un rimedio sanitario, ma un oltraggio peccaminoso da sanzionare moralmente, economicamente e socialmente. Diciamolo: è ingiusto. 

 

 

 

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