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Emanuela Orlandi, la lettera-choc di Ali Agca: "Presa dalle suore"

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"Il rapimento fu deciso dal Governo vaticano ed eseguito da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa": si torna a parlare della scomparsa di Emanuela Orlandi. A farlo è il turco Alì Ağca, l’uomo che sparò a papa Wojtyla nel 1981. Quest'ultimo ha scritto una lettera direttamente a Pietro Orlandi, il fratello della ragazza scomparsa il 22 giugno 1983. Lettera che il Corriere della Sera ha potuto visionare. Nel documento, l'uomo sostiene che si tratti di "un fatto tutto vaticano. La Orlandi è stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente". 

"So di lei soprattutto grazie a un Padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul. Un uomo, un religioso, animato da una fede autentica, che conosce i misteri del mondo e che non mente", ha continuato Agca. Pietro Orlandi ha confermato al Corsera di aver ricevuto il documento: "Nel 2010 l’ho incontrato a Istanbul e una parte di quell’incontro, 27 minuti, l’ho registrata per farla sentire a mia madre. Ci sono aspetti della sua ricostruzione che possono avere un senso e una loro logica, ovvero il fatto che il rapimento di Emanuela vada collocato nell’ambito di un momento molto complesso della Guerra Fredda". 

Orlandi, in ogni caso, non esclude altre piste: "Mi devo attenere alle evidenze concrete che possono emergere, non escludendo alcun filone d’indagine. La pista dei giochi erotici non va anch’essa esclusa. Ağca mi ha parlato di un certo padre Lucien, colombiano dell’Opus Dei, incontrato anche 3 anni fa in Turchia. Agca mi ha detto: a Villa Tevere qualcuno ti può aiutare, ma io all’epoca non sapevo nemmeno cosa fosse, che si trattasse della sede centrale dell’Opus. Forse c’è un legame tra le varie piste".

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