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Niente comunione ai gay

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Il vescovo di Pistoia, Scatizzi, rifiuta l'eucarestia anche a divorziati e conviventi

Michela Ravalico
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“La pratica omosessuale e la ostentata e dichiarata omosessualità impediscono l'amministrazione  della comunione, secondo quanto dice la Chiesa e nessuno sicuramente  è in grado di contraddire questo precetto”. Lo afferma il Vescovo  Emerito di Pistoia, Monsignor Simone Scatizzi, in un'intervista al sito cattolico on line 'Pontifex'. “L'omosessualità in quanto tale è un disordine - dichiara  Scatizzi - e su questo non ci sta discussione. In ogni caso con gli  omosessuali è necessario usare delicatezza e misericordia e alla fine il giudice ultimo è Dio, pertanto sulla terra nessuno è autorizzato  ad emettere sentenze”. Ma per coloro che proclamano la loro omosessualità e la praticano “qui le cose cambiano un tantino. Da  pastore sono obbligato, sempre in linea generale, a rifiutare la  comunione - ricorda il vescovo emerito di Pistoia - Certo, se si  presentano davanti a me non posso dire di no, non per buonismo, ma perchè non so se questi possano essersi confessati, pentiti o aver cambiato vita. Il principio generale è che la conclamata, ostentata e praticata omosessualità è un peccato che esclude dalla comunione”.  “Neppure i divorziati possono accedervi - aggiunge monsignor  Scatizzi - ma non per una cattiveria della Chiesa e i divorziati mai  devono sentirsi emarginati o esclusi dalla comunione con la Chiesa, ma esiste una oggettiva situazione incompatibile con il sacramento e la sua amministrazione”. Quanto alla “convivenza tra persone cattoliche more uxorio e non sposate è peccaminosa e comunque - aggiunge il  presule - è un atto impuro e come tale non permette al sacerdote di dare la comunione al convivente”.

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