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Vaticano, accuse a Papa Francesco: "Uno scempio liturgico"

F.C.
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Giovedì scorso, non appena i resti mortali di Ratzinger sono stati calati nelle Grotte vaticane, in molti hanno definito le esequie di Benedetto XVI come «uno scempio liturgico». Non volendo entrare a gamba tesa su tematiche per molti soporifere, ci limitiamo a constatare alcuni aspetti certamente inconsueti per una celebrazione presieduta dal Santo Padre, in particolare il suo stesso abbigliamento liturgico. Il messale romano di Paolo VI, reintrodotto con alcune modifiche proprio da Francesco dopo aver accantonato la Messa in latino, prescrive tutta una serie di dettagli su come chi presiede e chi celebra la Messa debbano vestirsi.

Colui che presiede una funzione liturgica - com' è stato per Bergoglio ai funerali di Ratzinger- deve portare la casula o il piviale, quest' ultimo con tutta una serie di dettagli che ai profani potrebbero sembrare inutili orpelli, ma per la Chiesa no. A cominciare dal camice e da altri paramenti sotto al piviale, perché la semplice talare non è una veste liturgica. Bergoglio invece ama arrivare direttamente sull'altare con la semplice talare bianca per poi buttarsi addosso un mantello che, agli occhi dei più fini liturgisti, appare piuttosto una veste in stile bizantino. Il motivo per cui, nonostante i problemi al ginocchio, Francesco non voglia celebrare da seduto - come fece negli ultimi tempi Wojtyla - ma preferisca presiedere non è dato sapere. Esperti di Liturgia ormai si chiedono che ne sarà anche del Messale romano, visto che il Papa in persona non lo rispetta. C'è poi il tema, che molti porporati definiscono un vero e proprio sgarbo rivolto da Bergoglio al predecessore, dell'omelia durata poco più di tre minuti, o del mancato lutto perla Città del Vaticano, come pure del diniego di Francesco alla richiesta pervenutagli da molti di presiedere il rito della tumulazione (anche lì è toccato al povero decano Re, quasi noventenne).

 

E poi c'è Roma. Ieri, giornata dell'Epifania, non è sfuggita ai più attenti osservatori una decisione di Bergoglio destinata a far clamore: con un decreto papale il Vicariato di Roma è stato di fatto commissariato.

Tutti sanno ovviamente che il Papa è anche Vescovo di Roma, ma essendo pure pontefice della Chiesa universale da sempre la diocesi capitolina è formalmente amministrata dal cardinale Vicario, attualmente Angelo De Donatis. Con tale decreto il pontefice ha però avocato a se un'ampia serie di poteri di gestione, riassegnando alcune deleghe ai vescovi ausiliari e nominando un nuovo Vicegerente (una sorta di vice Vicario dello stesso Papa), nella persona del fedelissimo mons. Reina, a cui ha delegato la gestione a suo nome (con la precisazione di doverne rendere conto per qualsiasi movimento) dell'Opera romana pellegrinaggi, della Caritas e di tutti gli Enti e Fondazioni collegati al Vicariato di Roma. I tempi in cui il cardinale Vicario (vedi alla voce Ruini) era praticamente onnipotente sono ormai un lontano ricordo.

 

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