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Recessione e inflazione, all'Italia serve un altro miracolo

Giancarlo Mazzuca
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Dal 2019, da quando cioè la pandemia cominciò a diffondersi in tutto il mondo, all'inizio di ogni anno ci siamo posti la stessa domanda: come fanno le imprese a restare in piedi in uno scenario tanto brutto? Con il passare dei giorni, la situazione si è anche incancrenita ma, dodici mesi fa, avevamo finalmente tirato un sospiro di sollievo perché pensavamo che il peggio fosse ormai passato con il Covid che sembrava debellato e con tutti i parametri dell'economia in risalita. Ma ci siamo ancora volta sbagliati per un motivo molto semplice: oltre al virus che ha ripreso vigore, complice anche stavolta la Cina, ci siamo ritrovati in mezzo al conflitto tra Russia ed Ucraina, con i pesantissimi contraccolpi soprattutto sul piano energetico. Il quadro congiunturale è così diventato sempre più nero.

 

 

 

In effetti, dalle ultime stime della Banca d'Italia, la crescita , per quest'anno, si attesterà allo 0,4% contro il 3,8% del 2022, e con un tasso d'inflazione che, sia pure in leggero calo (lo 0,4%) rispetto al picco (8,8%) dell'anno scorso, resta a livelli molto elevati. Non solo: anche nel 2023 la disoccupazione continuerà a mantenersi oltre la quota dell'8%. Ma, soprattutto, rischiamo di essere sempre più fanalini di coda sul fronte del debito pubblico. Siamo, insomma, davanti ad una situazione molto delicata: se e, per la prima volta, il nostro futuro dipenderà soprattutto da due "first ladies": se gli occhi di tutti sono puntati sulla francese Christine Lagarde, presidentessa della Bce, piuttosto criticata negli ultimi tempi, che dovrà prendere decisioni delicate sui tassi d'interesse, anche la premier Giorgia Meloni avrà un compito non certo facile come dimostra, in questi giorni, il caso delle accise sulla benzina.

 

 

 

Resta il fatto che, al di là delle discussioni in corso, dovremo sudare le proverbiali sette camicie per uscire dal tunnel di una recessione che è stata appena certificata da due cali consecutivi del Pil: nel quarto trimestre 2022 e nei primi tre mesi di quest'anno. Ecco perché l'impegno del governo sarà, nei prossimi mesi, gravoso, a cominciare dal futuro delle piccole e medie imprese. Sembra trascorso molto più che mezzo secolo da quando tutti parlavamo, orgogliosi, del "piccolo è bello" e del "miracolo economico" che avevano risollevato la nostra industria dalle macerie di una guerra. Oggi non possiamo far altro che sperare in un nuovo miracolo: quello della Meloni. 

 

 

 

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