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Messina Denaro? "Ero in ritardo col trasloco...", ora rischia la vita

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Da quando hanno arrestato il capo dei capi, Gianni Jihed non dorme più sonni tranquilli. Solo dopo aver visto in tv la faccia di Matteo Messina Denaro ha capito chi era davvero quel cliente che la mattina del 24 maggio 2022 chiamò al telefono lui, titolare dell’azienda di traslochi Casa Nuova, per spostare il suo covo di Campobello di Mazara da via San Giovanni 260 a vicolo San Vito. Una doccia gelata: la ditta di traslochi è sull’elenco e il boss latitante ha chiamato come un cliente normale, ma ora Jihed teme di essere additato come uno spione. "Io lavoro, faccio traslochi, non sono una spia", ha detto il traslocatore a Fabrizio Caccia che lo ha intervistato per il Corriere.

 

Il 33enne, di origini tunisine ma nato a Mazara del Vallo, sposato con Valentina, tre figli piccoli, racconta di aver parlato con Messina Denaro per telefono: "Non fece nomi, aveva una voce molto rilassata, disse che aveva bisogno di un trasloco a Campobello e mi mandò le foto dei mobili su Whatsapp con l’indirizzo di via San Giovanni 260". Un letto, una lavatrice, il frigo con il famoso magnete “Il padrino sono io” e due armadi completamente vuoti. "Roba economica", puntualizza il traslocatore, "tanto che gli feci un prezzo basso. Cinquecento euro, pagò in contanti alla consegna, mi disse che per la fattura mi avrebbe mandato poi i documenti e il codice fiscale che in quel momento non aveva con sé". Venne fissato come appuntamento per il trasloco la mattina del 4 giugno alle 7.30. "Lui disse che i mobili si trovavano al primo piano della casa di via San Giovanni, perciò insieme al camion mandai anche il rimorchio con la scala aerea", continua a raccontare Jihed. "Ma non andai io personalmente, per quella consegna incaricai due miei dipendenti e altri due li chiesi in prestito a un’altra ditta. Tutti ragazzi trentenni come me, che non l’hanno riconosciuto".

 

Il 4 giugno Jihed era in ritardo. Alle 7,0 gli mandò un Whatsapp per avvisarlo che la squadra di operai sarebbe arrivata con circa 20 minuti più tardi. "Mi inviò allora un messaggio vocale che ancora conservo sul telefonino e a risentirlo oggi mi fa davvero accapponare la pelle", rivela il traslocatore. "Stavolta la sua voce era molto infastidita, il tono sempre calmo ma completamente diverso. Disse: “L’importante è che non tardate ancora. Vi stiamo aspettando fuori”". Parlò al plurale, ma all'appuntamento era solo e fu anche gentile. "Uno dei due miei dipendenti, Mohamed, tunisino, mi ha detto che una volta entrati a casa in via San Giovanni Messina Denaro però tornò subito affabile e fece i complimenti ai quattro ragazzi: “Lavorate bene” ha detto. Poi ha offerto loro dell’acqua e il caffè". Quando è stato scoperto il covo di vicolo San Vito, Jihed è stato rimproverato dal padre di uno degli operai che ha partecipato al trasloco (gli ha detto: "Ma che hai mandato mio figlio a fare un lavoro per Matteo Messina Denaro?"). "Non ho capito più niente", ha confessato al Corsera. "Ho chiamato un mio amico avvocato, Antonio Mariano Consentino, per chiedergli consiglio e lui mi ha portato subito alla polizia che così ha trovato sul mio cellulare anche l’indirizzo del covo di via San Giovanni". 

 

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