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I campeggiatori anti-governo? Avviso: dove possono andare in estate

Claudia Osmetti
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Da una parte la protesta delle tende, con gli universitari che si lamentano (per certi versi pure a ragione, ché vaglielo a spiegare alle famiglie) degli affitti da capogiro. Milano, Roma, Firenze. E dall’altra gli esercizi commerciali, i ristoranti, i bar che faticano a trovare i lavoratori stagionali. Sempre a Milano, Roma, Firenze. È l’Italia del 2023 e, a essere proprio sinceri, i due problemi son quelli di sempre. Solo che il primo è scoppiato adesso, un po’ come quelle mode che restano sopite nell’ultimo cassetto dell’armadio e poi, qualcuno, le tira fuori e nell’arco di un amen diventano fenomeni di massa.

Il secondo, invece, è talmente trito che non fa manco più notizia. “Arriva la bella stagione e non ci sono bagnini, barman, camerieri, cuochi”: uno sfogo letto decine di volte. Che in questi mesi si declina così: Aaa cercasi circa 8mila stagionali a Rimini, 6mila a Verona, 2mila a Jesolo, 25mila in Sardegna, 35mila a Roma e nel Lazio, 1.500 in Friuli Venezia Giulia e 20mila in Puglia. Come ti giri c’è un’associazione di industriali odi albergatori o di operatori del terzo settore che ripete quel ritornello, quello che sappiamo a memoria:tra giugno e agosto è previsto, in tutto il Paese, l’arrivo di qualcosa come 127 milioni di turisti (che è una cifra enorme, più del doppio dell’attuale popolazione tricolore), ma le strutture ricettive rischiano di restare chiuse perché c’è carenza di addetti.

 

 

Ragazzi, diciamo a voi che più o meno giustamente (di certo legittimamente) vi siete accampati fuori dagli atenei e dalle facoltà perché un equo-canone a 600 euro per una stanzetta in condivisione, magari senza finestre e magari pure fuori mano, di “equo” non ha un piffero: va bene. Abbiamo registrato i reclami e non avete neanche tutti i torti.

Però guardate pure qui, sfogliate gli inserti di annunci, le bacheche, i siti e i portali internet dedicati a questi “lavoretti” estivi. Un modo per racimolare qualcosina c’è, in vista dell’immatricolazione di settembre o del nuovo anni post-esami in autunno. D’accordo, vi anticipiamo: un impiego stagionale non dev’essere un impiego da fame, pagato una miseria e con orari da sfruttamento. Verissimo. Perché c’è anche chi fa il furbo e prova a guadagnarci più del dovuto (come c’è chi fa il furbo e chiede cifre esorbitanti nei contratti di locazione: vero anche quello). E siamo persino d’accordo che un “lavoretto” di tre mesi non vi risolverà la vita: nessuno mai è diventato ricco servendo mojiti in spiaggia a diciannove anni.

Però le due necessità potrebbero unirsi, e avete visto mai? Qualcosina da parte si può sempre mettere anche stando dietro la reception di un hotel vista mare sotto il solleone di agosto (tra l’altro nella hall c’è l’aria condizionata).

 

 

Nessuna accusa e nessun rimprovero. Solo qualche consiglio. A Sorrento, in provincia di Napoli, domandano camerieri ai piani con capacità organizzative e la conoscenza di almeno una lingua straniera: da maggio fino a metà ottobre, vitto e alloggio garantiti. A Caorle, in Veneto, serve personale di cucina, anche qui l’alloggio è compreso: occorrono aiuti, capi partita e baristi.

A Riccione (stesse condizioni, c’è da dormire e da mangiare in albergo) per la stagione estiva cercano disperatamente cameriere: il compenso oscilla tra i 1.800 e i 2mila euro. Al mese, ovvio. Queste sono alcune delle proposte che campeggiano sul sito Jooble.org. Poi ci sono quelli del portale Indeed.com: a Rimini la stagione vale 1.800 euro mensili per i camerieri dei turni serali; a Pisa uno chef “freelance” può guadagnare anche 600 euro a settimana, che fanno 2.400 euro al mese; a Sauze d’Oulx, sulle montagne del Piemonte, un barista stagionale firma un contratto determinato per 1.500 euro al mese). Certo, si tratta di lavori temporanei. Certo, quelli che vi propongono orari massacranti e stipendi irrisori manco dovete tenerli in considerazione. Certo, l’affitto per le lezioni di diritto o semiotica o letteratura o quel che è continuerà a essere salato anche l’anno prossimo (come lo era quello passato). Ma nel mezzo forse c’è una soluzione. Tampone, okay. Epperò lì da cogliere. Nel trimestre febbraio - aprile del 2023, le imprese del turismo italiane avevano bisogno di circa 210mila impiegati, il 34% delle figure professionali sono state di “difficile reperimento” (che significa che i colleghi, quei pochi che c’erano, han fatto i salti mortali per coprire i buchi nella tabella organizzativa).

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