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Napoli-Foggia, immigrato sfila le chiavi del bus: l'autista evita la strage

Claudia Osmetti
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Forse si è addormentato. Forse si è distratto un attimo. Forse stava pensando ai fatti suoi. Vai a sapere. Fatto sta che due sera, un 50enne extracomunitario salito su un autobus da Napoli per Foggia, con destinazione (personale) Avellino, ha mancato la sua fermata. E per poco (anzi, meglio: per i riflessi dell’autista del pullman) non ha causato un incidente in autostrada di quelli che avrebbero potuto pure finire in tragedia. Con le ambulanze e i paramedici e i vigili del fuoco. Circa settanta passeggeri a bordo (increduli), una velocità di crociera di ottanta chilometri orari (destinata a salire perché il mezzo aveva da poco imboccato il casello di Avellino Ovest e stava per immettersi nell’A16) e lui che grida come un ossesso.

Che si alza, urla, sbraita, s’avvicina al conducente, lo aggredisce e gli si scaglia addosso. Si-fermi-si-fermi-che-debbo-scendere. L’altro, l’autista, che è un ragazzo italiano di 35 anni e si chiama Alessandro Volpe, ma soprattutto è un guidatore prudente e accorto, uno che nelle situazioni di crisi non si lascia intimorire, gli risponde: signore-non-si-può. Lo capirebbe anche un bambino che non si può. Che oramai quel bus bianco a due piani è entrato nella corsia a scorrimento veloce, che mica si può fare retromarcia o improvvisare uno stop con le auto che ti sfrecciano a fianco. Niente. L’extracomunitario continua.

 

Si-fermi-si-fermi. Preso dal panico o dalla foga allunga le mani e sfila le chiavi inserite nel quadro del pullman. Il quale, ovviamente, si spegne. È solo grazie al sangue freddo di Volpe, che per prima cosa chiama le forze dell’ordine e per seconda, con pure i fari azzerati e il motore in folle, riesce a entrare nella prima area di servizio che si trova sulla destra, quella di Irpina Sud, al 44esimo chilometro dell’autostrada, se non succede un ambaradan.

Dramma sforato, tanta paura e una corsa (decelerata per via del motore che sta perdendo potenza) da pazzi. Iniziata senza intoppi alle 20.30 nel piazzale Metropark di Napoli, su un pullman della Air Campania, l’azienda regionale campana del trasporto pubblico, e conclusa lì, in mezzo all’A16, qualche ora dopo, con le sirene delle volanti della polizia che arrivano spiegate, i militari che scendono, prendono in consegna il 50enne e consentono all’autista dai nervi saldi di riprendere la tratta verso Foggia con solo trenta minuti di ritardo. Solo trenta muniti di ritardo: un mezzo miracolo. «Ho voluto ringraziare personalmente Alessandro», dice, il giorno dopo, Anthony Acconcia, che è l’amministratore unico della Air Campania, «non ha perso la calma in una situazione di estrema difficoltà e, grazie alla sua abilità e prontezza di riflessi ha evitato il peggio.

Quello dell’operatore d’esercizio sta diventando un mestiere molto difficile: sono sempre in prima linea per garantire i servizi». È vero, ma non è questo il punto. Il punto è che, adesso, sull’episodio sta indagando la polizia stradale e che la prima ricostruzione dei fatti è già di per se abbastanza eloquente. Ma come è possibile? Perché una svista, per carità, capita a chiunque. Devi scendere a Mercogliano (come il 50enne extracomunitario) e ti dimentichi. Te ne accorgi tardi. Cose che capitano. Ma, al limite, inveisci contro te stesso. Strillare in quel modo, pretendere di scendere in piena autostrada in quel modo, sfilare le chiavi in quel modo, è un tantinello esagerato. È buio, è sera, è persino una notte da bollino rosso per le partenze estive, sull’A16, senza i fari, col motore spento: se Volpi non fosse il bravo autista che è (oramai è dimostrato e su questo non ci piove), chissà come sarebbe finita. Invece stiamo raccontando una di quelle (rare) storie col lieto fine, che magari fanno anche un po’ sorridere ma che da ridere, a conti fatti, a voler dirla tutta, hanno zero.

 

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