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Cadoneghe, esplode la rivolta: come fanno esplodere l'autovelox

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Gianluigi Paragone
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Ventiquattromila multe in un mese. E sicuramente qualcuno, in quei trenta giorni, se ne sarà beccata più di una. L’atto di sabotaggio contro l’autovelox piazzato nel comune di Cadoneghe in Veneto lungo una strada provinciale è un gesto disperato di chi ora subirà processi mediatici politicamente corretti perché certe cose non si fanno. Ecco, affermato che «certe cose non si fanno» potremmo anche andare oltre e dire che questi strumenti non c’entrano nulla con le prevenzioni e blabla vari ma sono la modalità più praticata dai sindaci per fare cassa. Chi lo nega è fuori dalla realtà. Ed è un mendace.

Ormai autovelox e ausiliari del traffico sguinzagliati a controllare chi sgarra nel parcheggio a pagamento di qualche minuto fanno talmente parte dei bilanci che ogni anno la voce di stima delle contravvenzioni per infrazioni cresce sempre di più. Il codice della strada, tra l’altro, prevede che parte di quelle multe dovrebbe servire per la sicurezza dei cittadini e non mi risulta che le voragini nelle strade siano coperte a regola d’arte (che non significa sempre una colatina di cemento come toppa) o che l’illuminazione pubblica sia potenziata. Quindi - ripeto - i sindaci stanno facendo cassa usando il metodo della pesca a strascico.

 

 

 

INGIUSTIZIA E DOVERE

Hanno fatto bene a far saltare l’autovelox? Diciamo che rispondiamo con Brecht (del quale è già famoso l’aforisma “Che cos’è rapinare una banca a paragone del fondare una banca”): «Quando l’ingiustizia diventa legge la resistenza diventa un dovere». Ecco, fate il processo pure all’immenso drammaturgo tedesco. Le multe con autovelox sono una ingiustizia, sono un pizzo legalizzato. A Cagli, un piccolo paese nelle Marche, con i sue tre milioni di multe il Comune incassa quanto Bologna; Milano invece esagera sempre: 151 milioni di euro in un anno (e aumenta periodicamente il biglietto del trasporto pubblico). È chiaro che le formiche nel loro piccolo s’incazzano perché non si può lavorare per pagare oltre alle tasse, pure questa montagna di multe.

Aggiungo - e anche questo è un elemento da non sottovalutare - che nell’ingordigia del Buonismo e del Civismo (perché ovviamente questa estorsione di Stato è ben vestita con le migliori intenzioni) gli enti locali fanno a gara per escogitare trucchetti acchiappasoldi, come piazzare telecamere persino sulla riga del semaforo o ridurre il tempo del giallo, oppure istituire limiti da 30 km/h, oppure ancora più autovelox sullo stesso corso stradale così con la stessa modalità di guida ti becchi due o tre multe. Capite bene che poi la gente non regge più e tifa per il Corsaro che compie l’atto ribelle. E che magari per le sanzioni si era visto o togliere la patente o mettere le ganasce alla vettura per morosità.

 

 

 

BUROCRAZIA

Arriviamo così alla follia del processo di riscossione: ne vogliamo parlare? Notifiche che non arrivano o che per qualche ragione sfuggono (la P.a. pretende che dobbiamo vivere pensando sempre prima alla sua burocrazia che al resto) innescano processi che avrebbero sbizzarrito il marziano di Ennio Flaiano in un tour non solo romano. Ovviamente però tutto questo non aiuterà il nostro corsaro di Cadoneghe al rogo che i Buoni stanno allestendo. Scusate dunque se, brechtianamente, solidarizziamo con lui. 

 

 

 

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