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Karl Lauterbach, il ministro tedesco che sfotteva l'Italia? Dove scrocca le vacanze

Claudia Osmetti
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Ancora -tu? -Ma -non -dovevamo -vederci -più? Perché, Karl (via i convenevoli e diamoci del tu, oramai sei un habitué: stai più in Italia che in Germania), ecco, Karl, a luglio, che è esattamente un mese fa, cioè nel frattempo non è che sia cambiato l’universo, men che meno stagione, ci eri sembrato un tantinello categorico. Eri qui in vacanza, il classico tour, una scampagnata in Toscana e la città eterna, e, allora, sotto il sole cocente, avevi detto, citiamo testualmente dalla tua pagina X, che «il cambiamento climatico sta distruggendo l’Europa meridionale» e che «un’era volge al termine» e che la basilica di San Francesco, a Siena, è una «bella costruzione medioevale» (fine conoscitore dell’arte del 1200 che non sei altro) ma che vale «anche come cella frigorifera», cosa che hai ribadito visitando la chiesa di Montepulciano due giorni dopo (dev’esserti sembrata proprio una trovata divertente), per poi concludere, lapidario, tranchant, com’è che dite voi a Berlino?, che: «In Italia il turismo non ha un futuro».

 

 

 

Pensavamo d’averti perso per sempre, Karl. Di non ritrovarti più al check-in, nella hall, a bordo piscina o in una camera d’albergo. Nostra, da Trieste in giù. E invece guarda che (ri)fai capolino. Due settimane dopo, dall’11 agosto fino al 15, sei arrivato pure prima di Betty, la tempesta che giusto ieri sera ha sferzato un’aria afosa la quale, in confronto, quelle giornate di luglio erano quasi primaverili. Hai bissato le ferie, ‘sta volta a Impera, in Liguria, sulle colline del Ponente, a Dolcedo, che è un borgo piccino picciò di neanche 1.300 anime: c’erano 31 gradi, a Dolcedo, a Ferragosto. C’era talmente calura che l’acqua doveva essere razionata (e c’entra questo, eccome). Te ne sei accorto, Karl, mentre soggiornavi, privatamente, da amici (e quelli son fatti tuoi), senza i riflettori al seguito e le polemiche che, però, sono scattate dopo?

Karl, l’amico Karl, è Karl Lauterbach. Medico epidemiologico, membro del partito Socialdemocratico teutonico, nonché ministro della Salute del governo di Olaf Scholz: Karl, Karl, Karl, ma lo vedi che, alla fine, ci strappi addirittura una risata? Avevi sollevato un polverone, a luglio, colpendoci nell’orgoglio turistico che manco il tuo connazionale Metternich con quell’infelice frase del secolo scorso scorso, quella sull’«espressione geografica»: se l’erano presa tutti. Il first-genteleman di Palazzo Chigi, Andrea Giambruno, che s’era lasciato sfuggire un «se non ti sta bene tornate nella Foresta Nera» e il ministro del Turismo Daniela Santanchè che, più pacatamente, aveva aggiunto: «Siamo certi che i tedeschi continueranno ad apprezzare sempre di più le vacanze italiane». Vedi che aveva ragione lei, Karl? Hai fatto retrofront immediatamente, manco il tempo di disfare le valigie. Manco il tempo (neanche la tua seconda visitina in Italy è passata senza discussione ferire) di organizzare un’accoglienza adeguata: s’è dovuto far tutto di fretta.

C’era quella questioncina della carenza d’acqua, ma stavi arrivando (di nuovo) tu e Valerio Massimo Romeo, che è il prefetto di Imperia, ha scritto una lettera al sindaco di Dolcedo, Giovanni Danio, e alla protezione civile ligure, avvisando entrambi che, in via del tutto eccezionale, e l’eccezione sei ancora tu, Karl, sarebbero state inviate delle autocisterne di acqua non potabile (che poi, magia, è diventata potabile) all’acquedotto che serve la frazione di Rimbaudi, dove c’è la residenza degli amici che ti hanno ospitato assieme a due guardie di sicurezza, e via andare. Nulla di male, dice Danio. Peccato però che una richiesta simile sia stata respinta per altri Comuni limitrofi, come Vasia e Chiusavecchia. Ma non fa niente, Karl. Ti abbiamo recuperato. Sei la prova provata che, in Italia, il turismo è vivo e vegeto. A noi sta bene così.

 

 

 

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