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Superbonus, altra truffa: chi è indagato a Ferrara, M5s in imbarazzo

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Il Pil italiano rallenta anche per l'eliminazione degli incentivi all'edilizia, spiega Paolo Gentiloni da Bruxelles. Anche se, sottolinea il Commissario Ue agli Affari economici interni, la cancellazione di misure straordinarie come il Superbonus 110% è giusta, perché non aiutano a ridurre l'inflazione e aggrava i bilanci dello Stato. Mentre Gentiloni esprimeva questi concetti, arriva da Ferrara una nuova bordata alla misura-bandiera del Movimento 5 Stelle, difesa a spada tratta da Giuseppe Conte (e in subordine dagli alleati del Pd): il "doping di Stato" è stato una manna sì per il settore edilizio, ma soprattutto per i tanti furbetti che hanno approfittato della mancanza di controlli, come accaduto peraltro con il reddito di cittadinanza.

I finanzieri del Comando Provinciale di Ferrara hanno infatti dato esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo per circa 3,3 milioni di euro di crediti d'imposta fittizi relativi al cosiddetto Bonus facciate. Il decreto è stato emesso dal Gip del Tribunale di Ferrara, su richiesta della locale Procura, a carico di tre società, una ferrarese e due bolognesi, coinvolte in un più ampio giro di compravendita illecita dei crediti connessi al rilancio del settore edile. Sono stati 11 i soggetti denunciati, tra cui un professionista, per l'ipotesi di reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, autoriciclaggio e falsità in atti. Le indagini traggono origine dallo sviluppo di una segnalazione di operazioni sospette inviata dall'Ufficio di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia in merito a una anomala operatività registrata su conti correnti aperti dalle tre società, tutte riconducibili a un soggetto ferrarese già gravato da numerosi precedenti anche di natura fiscale.

 

 

 

In particolare la segnalazione evidenziava che sui conti delle citate imprese, erano state accreditate ingenti somme di denaro, in parte trasferite su banche estere, in assenza di una effettiva operatività delle società coinvolte, tutte risultate inattive da tempo. Attraverso la ricostruzione dei flussi finanziari e dei riscontri effettuati con le banche dati in uso al Corpo, gli investigatori delle Fiamme Gialle sono risaliti alla provenienza del denaro. In pratica i denari accreditati sui conti derivavano da una vorticosa attività truffaldina di circolazione di crediti d'imposta connessi al 'bonus facciate' generata da una società edile di Novara. La regia della truffa è da attribuire a uno studio professionale del trevigiano che per ragioni collegate allo svolgimento di pratiche di natura tributaria era venuto in possesso dei dati anagrafici di diverse persone. Sfruttando le generalità di 37 persone residenti nelle province di Treviso, Padova e Vicenza, lo studio ha inviato a loro insaputa le comunicazioni telematiche all'Agenzia delle Entrate per la cessione dei crediti d'imposta connessi a lavori di rifacimento delle facciate di edifici. Le attestazioni inviate erano ovviamente false e dovevano servire unicamente a creare il credito d'imposta per poi monetizzare i proventi dell'attività illecita attraverso la vendita degli stessi agli Istituti bancari interessati, con l'opzione dello sconto in fattura. 

 

 

 

Con tale stratagemma sono stati generati a favore dell'impresa novarese crediti di imposta fittizi per oltre 7 milioni di euro. Per portare a compimento il piano criminale ideato, la società di Novara, vista l'entità dei crediti vantati e per evitare il possibile blocco degli stessi, sia da parte dell'Agenzia delle Entrate e sia dalle banche, provvedeva a cederli a numerose imprese compiacenti con sede nelle province di Ferrara, Bologna, Padova, Mantova, Trieste, Verona e Venezia. Queste, una volta ricevuti i crediti nei propri cassetti fiscali, ne hanno monetizzato a stretto giro una parte, vendendoli a diverse filiali di un istituto bancario, per poi trasferire all'estero le somme incassate. Ma la rapida e sinergica azione di contrasto messa in atto dalla locale Procura e dagli investigatori della Guardia di Finanza di Ferrara ha permesso di bloccare la somma di 3,3 milioni di euro della quale si erano ingiustamente appropriate le due società bolognesi e la società ferrarese coinvolte nella truffa. 

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