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Il professore di Bari umiliato, la scuola allo sbando

Luca Beatrice
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Alla fine, c’è chi dirà che l’episodio va ridimensionato in quanto, per fortuna, nessuno si è fatto male e dunque Clta, a un certo punto un accaduto può trasformarsi nell’occasione per ripristinare quell’ordine e quella gerarchia che nella scuola italiana sono clamorosamente saltati.

Ieri a Bari, classe quarta dell’Istituto tecnico Romanazzi, uno studente ha colpito un docente sparandogli pallini di plastica da una pistola ad aria compressa, impropriamente definita giocattolo. Pare che l’oggetto sia stato portato in aula da un altro compagno, in qualche modo corresponsabile della bravata. Il professore, spaventato, si è sentito poco bene e ha accusato un forte dolore al petto. Annunciati dal dirigente scolastico provvedimenti per gli autori del gesto, verranno puniti, forse sospesi, e a un certo punto more solito reintegrati nella comunità scolastica.

 

 

 

C’è da scommettere che in molti si saranno fatti due risate, che lo “sparatore” sia passato da furbo, che altri -penso soprattutto alle famiglie- avranno pensato vabbé in fondo non è successo niente, non facciamola troppa lunga, derubricando l’episodio a uno scherzo di pessimo gusto, ma pur sempre uno scherzo. E invece no, non si tratta di questo e minimizzare è davvero sbagliato perché la scuola oggi sta diventando sempre di più il luogo del primo allarme sociale. Latita la cultura, gli studenti sono poco preparati e si è allargata in maniera significativa la forchetta tra i pochi bravi e motivati e tutti gli altri.

Viene tollerato, o meglio i professori esasperati fanno finta di niente, l’uso del cellulare in aula e nelle ore di lezione, dalle medie all’università, si chatta, si danno appuntamenti, si scattano foto e video tranne seguire le lezioni. La didattica è scivolata verso il basso, appiattendosi per consentire a chiunque di mettersi in pari invece di stimolare, come andrebbe fatto, all’apprendimento e al miglioramento di sé.

 

 

 

Studenti e famiglie, ormai, fanno il bello e il cattivo tempo: sconsigliato respingere un allievo che demerita o prendere provvedimenti disciplinari nei confronti dei maleducati e insolenti. Tra le pessime conquiste della scuola progressista degli anni ’70, oltre all’eccessivo ascolto dato ai genitori, la pedagogia ha sostituito la cultura: invece di studiare Dante o algebra, i vari collegi docenti (soprattutto nelle scuole “problematiche”) preferiscono interrogarsi sul perché, sforzarsi di integrare, capire motivazioni che peraltro non superano la sfera della cafonaggine e dell’ignoranza. Tutto si fa a scuola, tranne che studiare e da genitore di quattro figli ho spesso rimpianto il terrore seminato dalla mia prof di greco quando scorreva il dito sul registro e tu tremavi per il rischio interrogazione, ho rimpianto il tempo in cui ci si doveva alzare in piedi all’ingresso del docente in aula, ho rimpianto le aule silenziose, quando non volava una mosca durante la lezione.

Frequentai il liceo dopo il Sessantotto, l’ordine era tornato, il rispetto era fondamentale e il voto di condotta contava eccome. Quello della scuola di oggi è un mondo irriconoscibile, anche se da docente sostengo valga ancora la pena di insegnare a ragazzi beneducati, colti, affamati, non “iphonedipendenti” e con la soglia d’attenzione sufficiente per seguire una lezione di un’ora. Sono pochi ma è per loro che si continua a lavorare, per formare la classe dirigente del futuro. Chi punta un’arma contro un professore, anche solo per il gesto gravissimo, deve essere fermato, punito con una pena esemplare, la bravata potrebbe anche costargli l’espulsione dall’istituto; difficilmente accadrà, verrà applicata come al solito la logica del perdonismo e dell’impunità, fare scemenze a scuola non comporta particolari rischi dunque via con l’emulazione, fino al prossimo episodio. Senza dimenticare che lo scorso giugno vennero promossi quei due mascalzoni che ferirono a un occhio la professoressa in un istituto di Rovigo. Chissà che proprio da Bari non rispondano cambiando strategia e ripristinando l’antico significato della scuola basato su apprendimento e disciplina.

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