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Tartufo bianco? Cifra folle ma non troppo: ecco a quanto viene venduto

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Attilio Barbieri
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Parte la stagione dei tartufi bianchi e i prezzi, come sempre, schizzano verso l’alto. Le prime quotazioni spingono gli amanti del fungo ipogeo all’acquisto facendo registrare prezzi medi di 3mila euro al chilo per pezzature oltre i 50 grammi, la più pregiata, al borsino di Acqualagna, primo a rendere note le contrattazioni per il pregiato re del bosco nel 2023. Lo segnala la Coldiretti in occasione dell’avvio della ricerche con feste, sagre e mostre che si moltiplicano lungo tutto lo Stivale e che rappresentano una ottima occasione per acquistare o assaggiare il tartufo nelle migliori condizioni e ai prezzi più convenienti. Rispetto a queste quotazioni i valori possono salire anche di parecchio negli esercizi specializzati Tremila euro al chilo sono tanti, ma rispetto all’apertura della stagione 2022, le quotazioni sono decisamente più basse. Un anno fa il tuber magnatum, la varietà più ricercata, nella pezzatura oltre i 50 grammi, si pagava fino a 4.500 euro al chilo. Importi ancora più contenuti si registrano quest’anno per le pezzature più piccole con valori che vanno da 2.300 euro tra i 15 e i 50 grammi a 1500 euro al chilo sotto i 15 grammi. Prezzi molto convenienti, precisa la Coldiretti, si registrano in realtà lungo tutta la Penisola a partire dalla Fiera internazionale del tartufo bianco di Alba, in provincia di Cuneo, in corso di svolgimento nel weekend dove è presente la Coldiretti con i propri stand ma anche a San Miniato, a Sant’Angelo in Vado e negli altri numerosi appuntamenti con sagre e feste in calendario nei mesi autunnali.

RISCHIO SICCITÀ
Una opportunità da cogliere al volo per gli appassionati perché a preoccupare è il lungo periodo di caldo e siccità che potrebbe compromettere le produzioni. Le condizioni climatiche fino ad ora hanno consentito una buona raccolta per il tuber magnatum pico che si sviluppa in terreni freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione sia in quella di maturazione. Dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai cercatori. Il tartufo bianco si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione ma soprattutto durante il periodo della maturazione. Qualora dovesse perdurare il clima siccitoso che ha segnato l’inizio dell’autunno, la raccolta potrebbe calare sensibilmente. Con effetti inevitabili sulle quotazioni. Al rialzo, naturalmente.

 



Il tartufo è un fungo che vive sotto terra ed è costituito in alta percentuale da acqua e da sali minerali assorbiti dal terreno tramite le radici dell’albero con cui vive in simbiosi. Nascendo e sviluppandosi vicino alle radici di alberi come i pini, i lecci e la quercia, il tartufo, deve le proprie caratteristiche (colorazione, sapore e profumo) proprio dal tipo di albero presso il quale si è sviluppato. La forma, invece dipende dal tipo di terreno: se è soffice il tartufo si presenterà più liscio, se è compatto, diventerà nodoso e bitorzoluto per la difficoltà di farsi spazio.

CAVATORI IN CRESCITA
Con l’autunno si moltiplicano lungo tutto lo stivale le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo, che segnala sempre la Coldiretti - coinvolge in Italia una rete nazionale composta da circa 73.600 detentori e praticanti, chiamati tartufai, riuniti in 45 gruppi associati nella Federazione nazionale associazioni tartufai italiani, Fnati in sigla. Ma vi sarebbero poi almeno altri 44mila singoli tartufai non riuniti in associazioni, cui si aggiungono altri 20mila cercatori e cavatori che fanno capo all’Associazione nazionale città del tartufo. Non esiste una contabilità ufficiale del settore. Secondo alcune stime il valore del mercato mondiale del tartufo varierebbe in una forchetta fra i 5 e i 9 miliardi di euro. Ma si tratterebbe comunque di numeri sottostimati.

 

 

Il big business è rappresentato comunque dalla varietà tuber magnatum, la bianca, che si trova in Piemonte, per la precisione in provincia di Cuneo, ma anche in Croazia, Bulgaria e Romania, oltre che in Oregon (Stati Uniti). I neri si trovano invece, oltre che in Italia, pure in Algeria, Austria, Belgio, Bulgaria, Canada, Cina, Corea, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Israele, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Marocco, Messico, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca. Ma la geografia del fungo ipogeo potrebbe cambiare. In Francia sono stati raccolti per la prima volta due anni or sono tartufi bianchi in una piantagione al di fuori dell’area geografica naturale. L’Institut national de recherche pour l’agriculture, l’alimentation et l’environnement francese ha condotto esperimenti per otto anni sulle piantagioni di tartufi. Con risultati che per ora non sono noti.

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