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Lucca Comics, senza i pro-Gaza il festival fa il record

Fabio Rubini
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Più gli artisti di sinistra boicottano il Lucca Comics, più gli appassionati si accalcano al botteghino per andarci. È il nuovo miracolo della sinistra italiana, che dopo aver fatto allontanare i propri elettori dalle urne, è riuscita a far macinare numeri da record alla manifestazione che voleva boicottare. Un autentico capolavoro. Lo ha capito subito Eugenio Giani, rossissimo e scaltrissimo presidente della Toscana, che dopo aver compulsato i numeri delle presenze, si è affrettato a lanciare un appello agli artisti amici per fargli cambiare idea. Al momento non pare che il richiamo abbia sortito l’effetto sperato.

Ma torniamo alla fiera che si è aperta ieri e alla straordinaria partecipazione di appassionati. Solo nella giornata di ieri erano attese oltre 59mila persone e in generale mai come quest’anno i botteghini sono stati presi d’assalto dai cosplayer. In città e tra gli stand ormai si parla apertamente di record storico di partecipazione, con un numero di presenze, da qui a domenica, che potrebbe sfondare quota 300 mila. Una roba mai vista. Tanto che il Comune di Lucca è dovuto correre ai ripari cambiando la viabilità attorno alla fiera e creando una maxi isola pedonale attorno alla stazione ferroviaria, per evitare ingorghi e blocchi della circolazione. Insomma se gli pseudo intellettuali di sinistra volevano dare una lezione agli organizzatori, beh, se la sono tenuta in saccoccia.

 

 

 

Ma per capire a come si è arrivati a questo punto è utile spendere qualche riga per un riassunto delle puntate precedenti e per qualche aggiornamento dell’ultima ora. La polemica sul Lucca Comics and Games, scatta quando alcuni artisti si accorgono che sul manifesto che pubblicizza l’evento compare anche il patrocinio dell’ambasciata di Israele. A nulla servono le spiegazioni degli organizzatori sul fatto che, essendo il manifesto disegnato da due cittadini israeliani - oltretutto prima che la guerra scoppiasse - è prassi chiedere il patrocinio dell’ambasciata di appartenenza. Succede tutti gli anni e nessuno se ne era mai lagnato. La furia pro-Palestina, però, mica si fa fregare così.

 

 

 

E allora ecco la rivolta. Il primo a dire «io non vado» è il romano Zerocalcare, seguito a stretto giro da posta Fumettibrutti. L’ultimo in ordine di tempo a rifiutare l’ospitata a Lucca è stato, ieri, lo storico fumettista Stefano Disegni, che in una lettera al Fatto Quotidiano ha spiegato che «è innegabile che i palestinesi abbiano subito un apartheid in questi anni». E così col cavolo che andrà a Lucca che è amica di Israele... A placare la furia dei boicottatori non è bastata nemmeno la lezione di civiltà impartita loro dai due colleghi israeliani, i fratelli Asaf e Tomer Hanuka, che nell’annunciare la loro assenza a Lucca, hanno spiegato che «non ce la sentiamo di spostarci da una zona di guerra vera verso una zona di conflitto mediatico. Questo interferirebbe con la felicità di incontrare tanti amici, fan e colleghi». Parole che sono sembrate un autentico schiaffo morale ai filo-Gaza di casa nostra che, giusto per essere coerenti, non saranno a Lucca, ma a Lucca continueranno a vendere i loro libri e ad incassare le royalties. La lezione più grande in questa vicenda, l’hanno datai partecipanti al Lucca Comics, che con il loro esserci hanno certificato ancora una volta la distanza tra la sinistra e il Paese reale.

 

 

 

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