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Casale Monferrato, due giorni nelle fogne e banca svaligiata: il colpo, quanti milioni rubano

Giordano Teodoldi
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In tempi di truffe digitali, furti d’identità, carte di credito clonate fa ancora più clamore la notizia di una rapina classica, nel gran vecchio stile, quello, ad esempio, della famigerata “rapina di Baker street” del settembre 1971, in cui il capobanda si ispirò a un racconto di Sherlock Holmes, “La lega dei capelli rossi”. Chissà a quale fonte, invece, avrà attinto la mente criminale che ha messo a segno il colpo a Casale Monferrato, nella notte tra sabato e domenica, in due giorni di lavoro silenzioso. Dapprima la banda si sarebbe introdotta nella rete fognaria cittadina calandosi dall’immancabile tombino (gli investigatori stanno cercando di capire quale), quindi si sono districati nel sottosuolo fino ad arrivare al muro che li separava dal caveau della filiale della banca Intesa Sanpaolo di via Magnocavallo. L’istituto di credito naturalmente era chiuso per il fine settimana.  A quel punto i rapinatori – seguendo un motivo onnipresente nel cinema di genere - praticano un’apertura nella parete (la tecnica appare persino in un classico della commedia all’italiana come “I soliti ignoti”, dove però la maldestra banda capeggiata da Mastroianni e Gassman sbaglia foro, ritrovandosi nella cucina di un modesto appartamento, dove si consola mangiando la pasta e ceci che trova) e penetrano nel caveau della banca, dove sono custodite le cassette di sicurezza. Le cassette svaligiate risultano essere circa duecento, per un bottino non ancora stimato, ma certamente di milioni di euro.

 

 

 


Se si pensa che Arthur Conan Doyle pubblicò nel 1891 il racconto di Sherlock Holmes che ispirò, ottant’anni dopo, le modalità della rapina inglese nella Lloyds Bank di Baker Street (e, come si sa, il celebre investigatore, nel mondo fittizio creato dal suo autore, abita proprio al 221B – che non esiste in realtà – di quella strada) si può dire che l’incredibile colpo messo a segno a Casale Monferrato sia l’ultima applicazione di una teoria criminale concepita più di un secolo fa. Che i moderni, sofisticatissimi sistemi di sicurezza, di cui certamente le banche sono dotate oggi, non siano riusciti a sventarlo è un ulteriore rompicapo che starà agli inquirenti risolvere.  Il quotidiano “La Stampa” ha raccolto le testimonianze incredule di alcune delle vittime, dall’ex impiegato della banca, adesso in pensione, che esclama disperato: «Ma davvero hanno svaligiato il caveau? Avevo una cassetta di sicurezza con tutti i gioielli di famiglia, dentro c’era roba per almeno 50 mila euro, roba da matti. E adesso come faccio?», a un’altra correntista che non credeva possibile di aver perso i suoi risparmi: «Ho saputo la notizia da mia nuora, mi ha detto: “Ma hai saputo cosa è successo in banca? Hanno svaligiato tutto”. Ho pensato fosse una bufala, invece è tutto vero. Pazzesco, pazzesco...» E invece, lunedì mattina, i dipendenti della banca sono restati esterrefatti quando hanno visto che nel loro caveau si era introdotta nientemeno che la più classica delle bande del buco.

 

Chissà, forse gli scaltrissimi rapinatori hanno trovato un particolare punto debole, oppure si sono accorti che molti istituti di credito, sensibilissimi ai temi delle frodi online, e dunque sempre più impegnati a fronteggiare minacce di hacker e affini che possano entrare nei loro sistemi informatici, hanno lasciato sguarnite le difese per così dire tradizionali, quelle, insomma, su cui si accanivano con tanta scientifica meticolosità i criminali dei film noir degli anni Cinquanta. Se ci fosse stata una telecamera a riprendere i rapinatori, durante tutta la fase preparatoria del colpo, i sopralluoghi, le simulazioni, e poi la sua messa in atto, probabilmente oggi avremmo un nuovo capolavoro del genere, come se non fosse passato più di mezzo secolo. Evidentemente, in certi casi, il crimine non ha bisogno di aggiornarsi, e i delinquenti, come certi artisti, si rifanno ai vecchi classici come esempi da seguire sempre validi. Esprimendo tutta la solidarietà a coloro che hanno perduto in questo modo rocambolesco i loro beni, non possiamo che prendere atto dell’abilità e spregiudicatezza di questi criminali vintage che, infischiandosene degli ultimi ritrovati in materia di furti e truffe, hanno rispolverato e rimesso a nuovo un vecchio arnese che sembrava ormai inutilizzabile: il classico buco passando per le fogne. 

 

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