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Natale, le profezie su Gesù che stupiscono la scienza: l'enigma dietro la natività

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Antonio Socci
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A Natale si discute di molte cose, ma mai dell’evento accaduto duemila anni fa. Tutti crediamo di "sapere già" ogni cosa del cristianesimo. Ma in realtà sappiamo assai poco. Perfino dei testi biblici che sentiamo in chiesa da anni. 

Consideriamo, per esempio, un dettaglio che si dà quasi per scontato. L’evangelista Matteo scrive che arrivarono dall’oriente dei Magi a Gerusalemme per cercare “il re dei Giudei che è nato”. Erode, ascoltandoli, si preoccupò per la stabilità del suo potere: “Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo” riferisce Matteo “s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: ‘A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele’” (Mt 2, 1-6).

Non è una notizia che dovrebbe stupire? C’era una profezia. Tutti gli ebrei sapevano che il Messia sarebbe nato a Betlemme perché così aveva predetto Michea (5,1) vissuto nell’VIII-VII secolo avanti Cristo (Erode non era di origine ebraica, padre edomita e madre nabatea, e una delle profezie più antiche – Gen 49,10 - annunciava che il Messia sarebbe nato proprio quando la casa di Giuda non aveva più il regno).

Infatti Gesù nacque sotto il regno di Erode e l’occupazione romana. A Betlemme perché, nei giorni in cui Maria doveva partorire – come recita il Vangelo di Luca che si leggerà a Natale – “un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento”: fu realizzato “quando Quirino era governatore della Siria”, così “tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città (di origine)” e “anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nazaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme” perché “egli apparteneva alla casa e alla famiglia di Davide”.

Non c’è solo questa profezia. Pochi sanno che nell'Antico Testamento ci sono centinaia di profezie messianiche, che erano state espresse nel corso di molti secoli. La millenaria storia del popolo ebraico, raccontata nella Bibbia, è tutta animata dall’attesa del Messia predetto dai profeti d’Israele.
Ho approfondito l’argomento scrivendo, anni fa, il libro “Indagine su Gesù” e ne sono rimasto sorpreso. Elencai più di cento profezie e tutte corrispondevano perfettamente a Gesù di Nazaret.

Anche quelle che fra di loro apparivano contraddittorie: per esempio la profezia di Isaia secondo cui il Messia sarà ucciso (“Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo… Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi”) e la profezia di Natan che, a nome di Dio, riferiva a Davide che il Messia avrebbe avuto un regno eterno (“susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno… io gli assicurerò il trono per sempre”).

Per limitarci alle profezie relative alla nascita del Messia era stato predetto non solo il luogo di nascita e la sua discendenza dalla tribù di Giuda (uno dei dodici figli di Giacobbe) e dalla famiglia di Davide, ma anche il tempo in cui egli sarebbe nato (e quello in cui sarebbe morto), il segno nel cielo che avrebbe “illuminato” quella nascita, i re d’oriente che sarebbero venuti, il pianto di bambini che l’avrebbe accompagnata (la strage degli innocenti) e perfino la fuga in Egitto. Sono solo alcune delle innumerevoli profezie bibliche sul Messia. Le più impressionanti e dettagliate riguardano la sua passione e morte.

Bisogna riconoscere che storicamente c’è un solo uomo in cui tutte queste antiche profezie si sono realizzate: Gesù di Nazaret. È un caso unico nella storia. Di nessun personaggio storico, né prima, né dopo Gesù, è stata predetta così la nascita e la vita in tutti i particolari, secoli prima della sua venuta al mondo, in testi sacri che ufficialmente presentavano quelle espressioni come profezie, testi che erano diffusi e conosciuti nel mondo secoli prima di lui.

È stupefacente che tanti uomini di Dio, vissuti in tempi e luoghi lontani, indipendentemente l’uno dall’altro, abbiano concorso tutti insieme a tracciare un identikit del Messia che corrisponde completamente a Gesù di Nazaret e solo a lui. È un enigma storico straordinario per una mente laica, perché nessun uomo è padrone del tempo e conosce i secoli futuri. Dovrebbe essere Dio. Dunque come può essere accaduto?

Jean Guitton trasse questa conclusione: “Nessuna mente scientifica, a maggior ragione filosofica, dovrebbe considerarsi tranquilla finché la questione non sia stata risolta”. Può trattarsi di un caso, di una serie di stupefacenti coincidenze? Anni fa uno scienziato, il matematico Peter W. Stoner, in un suo libro, prese in considerazione otto profezie bibliche, calcolando per ciascuna (e poi nel loro insieme) le possibilità di realizzazione. Quindi, partendo dal numero approssimativo di persone vissute dai tempi dei profeti a oggi, calcolò quante possibilità poteva avere un solo uomo vissuto da quell’epoca a oggi di realizzare tutte le otto profezie. 

La conclusione a cui arrivò con il calcolo delle probabilità fu: 1 su 10 alla 17esima, cioè 1 su 100.000.000.000.000.000, ovvero una su cento milioni di miliardi. Con gli stessi calcoli probabilistici, secondo la stima prudenziale di Stoner, le possibilità che ha un unico uomo di realizzare quarantotto profezie messianiche contenute nella Bibbia è 1 su 10 alla 157esima (questa cifra è 1 seguito da 157 zeri, un numero indicibile). 

In pratica significa che non c’è nessuna possibilità. Eppure uno le ha realizzate. Naturalmente la fede in Gesù Cristo non deriva da questo calcolo che però interroga la ragione. Fa intuire il mistero che si cela in quel gigante umile, compassionevole e potente, che attraversa le pagine del Vangelo. E di cui domani si celebra la nascita che ha cambiato il mondo.

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