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Mestre, il dramma del padre di Giacomo Gobbato: "Lì perché lo avevo chiamato io"

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Morto, ucciso a coltellate dopo che aveva difeso una donna rapinata: così Giacomo Gobbato ha perso la vita a Mestre, l'assassino è un uomo di origine moldava che ha ferito anche un amico di Giacomo, per poi aggredire, colpire e rapinare anche un'altra donna prima di essere fermato.

E dopo la tragedia, ecco le parole del padre di Giacomo, Luca Gobbato, che parla in una straziante intervista al Corriere della Sera. "Ha fatto una ca***, ma proprio una grande ca***, con la "C" maiuscola. Ma lo ha fatto perché lui era così, non poteva essere diversamente. Giacomo si buttava nelle cose, d'istinto, senza pensarci", ha spiegato riferendosi al dramma. "Se c'era da aiutare si lanciava, senza ragionare sui pericoli. Amava e si faceva amare", aggiunge il padre.

Quindi, Luca Gobbato spiega perché il figlio si trovava in quel luogo. Venerdì sera, prosegue, "ero stato invitato al compleanno di un amico insegnante che festeggiava i 45 anni in un bar a Mestre. Così sono partito da Jesolo e ho chiamato lui e il suo amico Sebastiano. Ho detto: venite a bere una birra anche voi e ci siamo trovati lì. Finito il compleanno io sono ripartito". E ancora: "Giacomo e Sebastiano sono rimasti ancora, poi si sono incamminati. So solo che quando ormai ero alle porte di Jesolo paese, quasi a casa, l'amico mi ha richiamato e mi ha detto: 'Torna subito indietro, hanno accoltellato Giacomo'. Con il cuore in gola ho invertito la marcia".

 

Luca Gobbato spiega che una volta arrivato sul posto dell'accoltellamento "non ho potuto vedere mio figlio. Era già dentro a un'ambulanza. La dottoressa mi ha detto: Stiamo facendo il possibile. Ma le dico già che le condizioni sono gravissime. Ho chiamato la mamma, Valentina. Noi siamo separati. Lei ancora non aveva saputo niente. Abbiamo raggiunto l'ospedale e siamo rimasti in attesa fino alla fine", conclude Luca Gobbato.

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