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Ronde private, il tariffario: quanto costa il pattugliamento della strada sotto casa

Claudia Osmetti
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Le “ronde” a pagamento. Modalità a pacchetto, ché se la sicurezza di un quartiere fosse una società quotata in borsa qui si parlerebbe di azionariato diffuso: crei una base, un “portafoglio clienti” collettivo, magari bussi uscio per uscio, un vicino dopo l’altro, dopotutto è l’unione che fa la forza, soprattutto quella economica, e assoldi dei “vigilantes” che “pattugliano” le strade sotto casa. Non girano armati, attenzione: però hanno la divisa e, tante volte, basta quella. Si chiama deterrenza.

L’idea è venuta a Riccardo Scognamiglio della Rics Agency e (precisazione) la sua è più un’operazione di marketing che un piano strutturato su larga scala (anche perché le “ronde ispettive”, che le aziende di security fanno da sempre, sono un’altra cosa e dopo ci arriviamo): epperò, ecco, a Roma, l’area di Trastevere, da qualche giorno s’è svegliata sommersa da migliaia di volantini con stampato su il Colosseo, il logo della Rics e l’offerta di lancio di Scognamiglio. «Con dieci euro al mese uno vive sicuro, neanche il prezzo di una pizza».

 

 

 

Il degrado dell’urbe, la malamovida, le ragazze che han paura a rientrare quando s’è fatta ’na certa, le risse giù all’angolo, le baby gang, gli scippi ai danni dei turisti: sì, è vero, i “vigilantes” non sono poliziotti e mica possono intervenire quando succede (speriamo di no) il patatrac, al massimo, se la faccenda si mette al peggio, chiamano le forze dell’ordine, quelle vere. Ma metti un viale intero. Coi residenti che fanno colletta. Che affrontano assieme una spesa che, da soli, sarebbe un salasso. «L’operatore prende quattordici euro all’ora, calcoliamo otto ore di presenza ma sono sempre in coppia, quindi fanno circa 224 euro per una notte dalle 21 alle 6 del mattino, perchè c’è pure l’Iva al 22%. Se moltiplichi per un mese sono 8.471,68 euro». I conti li fa Scognamiglio in persona, calcolatrice alla mano, sulle pagine romane del Corriere della Sera. Preciso al centesimo. Se invece, suggerisce subito dopo, ci si organizza e si mettono assieme un trecento persone, che sono i condomini di una determinata area, bastano un palazzo solo, «viene tipo quindici euro al mese a testa, in pratica la spesa per una pizza». Letteralmente una, formato famiglia.

Nella Capitale Scognamiglio gestisce, in questo modo, «la sicurezza di un residence al Tuscolano che ha quattordici scale», mentre «al largo della Loggia, al Portuense, si sono unite 460 famiglie per far fronte alle spese per il servizio». Funziona così: «La signora che deve rientrare fa uno squillo e avvisai ragazzi del presidio. E noi ci facciamo trovare pronti». Niente armi, come s’è detto, niente violenza, nessuno alza le mani: al primo problema, semmai, un cellulare. Quello per chiamare i carabinieri o la polizia.

 

 

 

Tuttavia, spesso, non serve nemmeno. Primo: non sei da solo, stai con (almeno, sempre) due operatori. Secondo: loro indossano un’informe, e l’uniforme fa la differenza. Terzo: a questo punto, nel quartiere, tutti sono informati, tutti sanno, anche chi non ha aderito e guarda con diffidenza l’iniziativa. Tra l’altro, quello delle “ronde” (intese come giro di perlustrazione svolto non dai militari) è un tema che, non solo a Roma, si trascina da anni: ad Arcidosso e nei paesini dell’Amiata toscana, per esempio, sotto pressione perché i ladri d’appartamento non concedono tregua, in diversi stano pensando di organizzarle (e qualcuno, pare, è pure già sceso in strada con il forcone); a Rondissone (sarà il nome che riecheggia), in provincia di Torino, altri cittadini, complice lo stesso fenomeno legato ai furti, si chiedono se non sia il caso di riprendere quelle notturne; a Candeglia, nel Pisano, idem su tutti i fronti, quelli dei raid manolesti nelle villette e quelli delle ronde di sorveglianza che sai-che-c’è-quasi-quasi-un-pensierino...

In realtà, però, ci sono dei distinguo da fare: perché le “ronde ispettive” (ci siamo arrivati), che sono una cosa seria e autorizzata dalla legge e svolta secondo alcuni canoni che non s’improvvisano, ci mancherebbe il contrario, vengono operate dalle aziende che si occupano di sicurezza e hanno caratteristiche ben definite. Non vanno confuse. «Quelli che facciamo noi sono controlli ispettivi sul patrimonio e non sulle persone», spiega Gloria Siano, che è la responsabile della Fi.fa security, un gruppo che si occupa, appunto, di questo: di sicurezza. Significa che le guardie particolari giurate (non semplici operatori) della Fi.fa compiono controlli random su villette, abitazioni, fabbriche, aziende, quel che è. Ma si limitano a quello.

«Per tutto il resto ci sono le forze di polizia. Generalmente in una notte si fa una media di tre passaggi, ma dipende dal cliente: c’è chi ne chiede di più, chi si accontenta di due. I prezzi delle ispezioni, secondo quelle che sono le gare d’appalto che noi abbiamo con gli enti, vanno dai cinque ai sette euro, però il discorso è generale perché ogni caso è a sé. Dipende dalla zona, dalle richieste, dalle esigenze. Insomma, da tanti fattori. Compresi i sistemi integrativi che si stanno dimostrando sempre più efficienti». Come la “ronda video”: il controllo, cioè, fatto dalla centrale operativa tramite telecamera che, qualora segnali la seppur minima infrazione, fa scattare un avviso alla pattuglia più vicina.

 

 

 

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