Non bastavano le sevizie. Non bastava quella violenza, cieca, insensata, su chi non riesce neanche più a difendersi, come un uomo anziano che il coraggio di ribellarsi e di denunciare lo trova a distanza di mezzo anno. Non era sufficiente la ventata di soprusi reiterati e brutali. Dovevano pure riprendere tutto coi loro telefonini. Dovevano filmare. Magari per rivedersi a casa o scambiarsi in qualche messaggio la “bravata” del giorno prima. Che di bravata, in realtà, non ha niente. Non può essere catalogata come una sciocchezza. Questa è violenza a tutti gli effetti.
Siracusa. Una delle perle siciliane più note al mondo e una delle storie (quella di questo signore pensionato) più tristi dell’ultimo periodo. Cinque ragazzini, manco uno maggiorenne: cinque 17enni che invece di studiare o andare a divertirsi (come è giusto alla loro età) al cinema o in qualche locale, decidono di torturare un nonnino che, inerme, li lascia fare. Non si oppone, non li contesta: perché ha paura. Perché la gang ha manomesso la porta di ingresso della sua abitazione e, oramai, la usa come “covo”, entra esce quasi ogni notte, senza chiedere il permesso. Perché si è fatta sempre più sbruffona, più aggressiva, quell’atteggiamento da bulletti di quartiere, strafottente.
È un film dell’orrore. Un’“arancia meccanica” del 2025. È sempre notte quando i cinque agiscono. Una volta gli abbassano i pantaloni, a mo’ di scherno. Un’altra gli tagliano i capelli a zero con un rasoio elettrico. Un’altra ancora lo costringono a dormire su una sedia. In un’occasione danno fuoco ad alcuni suoi effetti personali versando una bottiglia di cloro sul pavimento, bruciano quattro sacchetti dell’immondizia in cucina, con la puzza di plastica abbrustolita che impernia l’intero appartamento.
Lo costringono a guardare mentre aprono i rubinetti e provano ad allagargli la casa. Il peggio probabilmente avviene quando lo obbligano a consumare sostanze stupefacenti fino a vederlo stare male. Molestie, crudeltà gratuite. Che si trasformano in ore di angoscia e in una paura senza fine. Questo nonnino che non ne può niente, che è diventato un bersaglio, che un gruppetto di ragazzini annoiati ha preso di mira vai a capirne il perché. Subisce in silenzio per uno, due, sei mesi di fila. Fino a quando, a gennaio, scoppia. È troppo. Sotto la sua abitazione ci sono due volanti della polizia: è il primo intervento. Lui si sfoga, racconta tutto, dice che va avanti dall’estate prima, che è diventato un calvario.
Gli agenti che si occupano delle indagini devono ricostruire i passaggi. A venir loro in aiuto è sì la testimonianza del diretto interessato, ma sono soprattutto i dispositivi elettronici di quelli che, di lì a poco, saranno i cinque indagati di questa brutta, bruttissima vicenda. Negli smartphone trovano foto e video, registrazioni che confermano l’orrore. È per questo che il gip del tribunale per i minorenni di Catania, per tutti i 17enni coinvolti, decide e applica la misura cautelare di collocamento in comunità (diverse).
«Condanno con fermezza e con profondo sdegno quanto accaduto», dice Francesco Italia (Azione), il sindaco di Siracusa: «Ci ferisce profondamente perché colpisce chi dovrebbe essere tutelato e rispettato con maggiore attenzione». Ha ragione, Italia. I nostri anziani, il patrimonio della nostra memoria: quelli che durante il Covid avevamo spergiurato di non lasciare più soli e che adesso finiscono prede di assurde furie come queste. Forse dovremmo fermarci un po’ tutti a riflettere. «Non possiamo permettere», chiosa il sindaco, «che l’indifferenza e la crudeltà prendano il sopravvento. Dobbiamo lavorare insieme, come istituzioni e scuole, famiglie e cittadini, per proteggere ciò che ci rende umani»