I conti in rosso del Vaticano: spese a 1,2 miliardi di euro

Il Papa dovrà rimpolpare le casse esauste del Vaticano, in deficit di 70 milioni. Un aiuto potrebbe venire dalle donazioni dei fedeli americani
di Michele Zaccardilunedì 12 maggio 2025
I conti in rosso del Vaticano: spese a 1,2 miliardi di euro
4' di lettura

Un deficit strutturale da 70 milioni l’anno da correggere. E un calo costante delle donazioni. È questo il dilemma economico che dovrà affrontare il nuovo pontefice, Leone XIV. In altre parole: come rimpolpare le easuste casse vaticane, riportando in equilibrio i conti, senza dover ricorrere a tagli lineari, che anche nella Chiesa suscitano forti resistenze. Un compito, quello che attende il nuovo Papa, certo più prosaico di quello attinente alle questioni di fede, ma non meno urgente. Perché il risanamento delle finanze vaticane non appare più rinviabile.

E forse anche questo aspetto potrebbe aver pesato sul Conclave che ha eletto Prevost. La sua orgine statunitense, infatti, unita alla sua vicinanza con i vescovi Usa potrebbe infatti invertire il trend decrescente delle donazioni dei fedeli americani. Del resto, dagli Stati Uniti arriva la quota maggiore dell’Obolo di San Pietro, la colletta che si tiene in tutte le chiese del mondo il 29 giugno. E negli ultimi anni, vuoi per l’opposizione delle frange più conservatrici a Papa Francesco, vuoi per la concorrenza delle altre confessioni religiose, in particolare degli evangelici che stanno facendo proseliti a scapito dei cattolici, il polmone finanziario americano si è prosiugato. Ma un capovolgimento della tendenza potrebbe essere già in atto, come prova l’indiscrezione su una maxi-donazione da 14 milioni di dollari che lo stesso Trump avrebbe fatto nei giorni dei funerali di Bergoglio. Mentre è ufficiale un’altra offerta: si tratta di 14 milioni di euro elargiti dalla Papal Foundation, un’organizzazione caritativa americana che sostiene le iniziative del Papa nei Paesi poveri e di cui Timothy Dolan, arcivescovo di New York, considerato un elettore di Prevost, è presidente.

Anche se il mondo Maga, vicino a Trump e al suo vice JD Vance, appare tiepido nei confronti di un pontefice non allineato con l’agenda trumpiana, di certo un afflusso di denaro dagli Stati Uniti potrebbe ridare ossigeno ai bilanci del Vaticano, il cui affanno, ormai strutturale, è stato documentato da Milano Finanza.

Con una premessa: la Santa Sede ha comunque basi solidissime. Basti pensare che nel 2023 ha chiuso con un patrimonio netto di 4,2 miliardi di euro, sebbene in calo di 256 milioni di euro per via di alcune svalutazioni immobiliari, tra cui quella relativa al famigerato palazzo a Londra, che da solo ha comportato perdite stimate per 130-180 milioni di euro.

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Grazie all’ingente patrimonio, quindi, la Chiesa potrebbe ripianare il deficit strutturale di circa 70 milioni di euro annui, che viene colmato ogni anno con operazioni straordinarie, come la cessione di immobili o attingendo al tesoretto dell’Obolo di San Pietro. Grazie anche alla spending review avviata da Francesco, nel 2024 il disavanzo dovrebbe attestarsi a 70 milioni, un dato migliore degli 87 milioni previsti. In ogni caso, guardando al bilancio del 2023, l’ultimo disponibile e analizzato da Milano Finanza, emerge un deficit di 83,5 milioni (in peggioramento di 5,5 milioni sul 2022), frutto di uno squilibrio tra le spese (1.235,6 milioni) e le entrate (1.152,1 milioni). La crescita dei ricavi, spiega la Segreteria per l’Economia, guidata da Maximino Caballero Ledo, è stata garantita da una gestione più efficiente, che però non è riuscita a compensare la corsa delle uscite, gonfiate dall’inflazione. A sostenere il Vaticano, tuttavia, è stata la Borsa: il buon andamento dei mercati finanziari ha infatti reso 46,2 milioni, molto di più dei 29,4 milioni del 2022. Mentre l’aumento dei canoni e degli immobili locati ha portato a un incremento dei ricavi degli affitti dell’8%.

Ma a incidere (nel bene e nel male) nei conti del Vaticano ci sono i due ospedali: il Bambino Gesù e il Fatebenefratelli. Insieme valgono i due terzi dei ricavi della Santa Sede e quasi metà del rosso. Scorporandoli dal consolidato, il buco si riduce infatti a 46,5 milioni.

Se non si considerano gli ospedali, la principale fonte dei ricavi del Vaticano sono le donazioni, che nel 2023 si sono attestate a 217,6 milioni (-5,5 milioni). In questa voce non c’è solo l’Obolo, che ha portato quasi 50 milioni nelle casse papali, ma anche le “donazioni dedicate” e 22,8 milioni raccolti dalle diocesi. Oltre 110 milioni (+7,9 milioni) vengono invece dalla migliorata gestione dell’immenso patrimonio immobiliare affidato all’Apsa, che gestisce 5mila immobili. La terza voce è rappresentata, come detto, dalla finanza: 45,8 milioni dagli investimenti della stessa Apsa e da quelli dello Ior, la banca vaticana.
Tra i costi, invece, la prima voce è costituita dal personale: 167,5 milioni per i dipendenti (quelli laici sono più di 4mila), in aumento di 9,5 milioni. Seguono le spese amministrative (174,4 milioni), tra le quali rientrano anche le spese per il processo sul palazzo di Londra. Il Vaticano sta tagliando un po’ ovunque, anche se gli aiuti erogati restano comunque molto alti: ben 370 milioni di euro sono destinati alla missione apostolica. Sarà anche da questi numeri che Leone XIV dovrà partire per risanare le finanze.
 

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