Un’impronta, sul muro delle scale che portano alla cantina, vicino al corpo senza vita di Chiara Poggi. Ecco quanto avrebbero voluto contestare ieri i pubblici ministeri di Pavia - se si fosse presentato - ad Andrea Sempio, atteso in tribunale alle 14 per un interrogatorio che invece non è mai avvenuto. Perché il nuovo indagato per l’omicidio di Garlasco, a sorpresa, è rimasto a casa e anzi, attraverso il suo avvocato, ha quasi sbeffeggiato i pm. «Guerra dura senza paura. CPP we love you», ha scritto sui social la sua legale (e amica di vecchia data) Angela Taccia, aggiungendo poi l’emoticon di una tigre e un cuoricino blu, riferimento al Codice di Procedura Penale e a un eventuale difetto di notifica. Una sfida alla Procura, un modo per far capire che queste indagini “show” non fanno paura. «Atto nullo, lo abbiamo comunicato alla procura. L’invito non conteneva l’avvertenza alla lettera D dell’articolo 375 del codice di procedura penale», ha poi spiegato Massimo Lovati, l’altro avvocato che difende Sempio, riferendosi al fatto (appunto, la lettera D) che nella comunicazione non ci sarebbe stato l’avvertimento che il pm può disporre l’accompagnamento coatto in caso di mancata presentazione.
La dichiarazione di una guerra aperta, quella della difesa dell’indagato, ma forse anche il modo per ottenere un vantaggio, cioè scoprire quale sarebbe stato il tema forte dell’interrogatorio, la carta a sorpresa che tutti ipotizzavano avessero i pm. E la mossa di risposta della procura - come in una partita a scacchi non si è fatta attendere. Sono bastate un paio di ore e il Tg1 ha lanciato su X la notizia di giornata spiegando che «Ci sarebbe l’impronta di Andrea #Sempio accanto al cadavere di Chiara #Poggi. Lo rivela una perizia disposta dalla procura di Pavia in merito ai nuovi accertamenti disposti per fare luce sul delitto». E così il pomeriggio del triplice interrogatorio in contemporanea (Sempio e Stasi a Pavia e Marco Poggi, il fratello della vittima, in Veneto) ha subito regalato colpi a sorpresa (oltre al blitz di Fabrizio Corona che ha raccontato la sua versione: «Il procuratore Napoleone ha da tre anni, da quattro anni, delle prove che non può utilizzare. Sempio è indagato da sei anni, il procuratore sa che è colpevole, ha le prove, ma non le può utilizzare. Stasi è innocente, i veri colpevoli sono più di quattro») e nuovi dubbi. Nuove perplessità. E soprattutto una domanda: come è possibile che solo oggi, a distanza di 18 anni dall’omicidio (13 agosto 2007), si discuta di un’impronta che - associata al dna sulle dita di Chiara - secondo l’accusa potrebbe mettere alle corde Sempio collocandolo sulla scena del crimine?
In realtà questo elemento c’è sempre stato, anche nelle indagini passate, ed era catalogato come contatto papillare n.33, un’impronta sporca di sangue e lasciata sul muro prima che Chiara venisse abbandonata a scivolare sulle scale che portano al seminterrato della villetta di Garlasco.
Andrea Sempio e i biglietti con cose "inimmaginabili": "Ho fatto cose brutte"
Andrea Sempio marcato stretto. Il 37enne, ora indagato nel nuovo filone di indagine sull'omicidio di Chiara Poggi, i...Nella relazione finale dei documenti biologici veniva definita «traccia di interesse dattiloscopico classificata 33: la parte della traccia completamente priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici è stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile. La traccia è stata testata con il combur test che ha fornito esito dubbio e con l’OBTI test che ha fornito esito negativo». Quindi, secondo quei periti, priva di sangue. Per questo motivo, ai tempi, la relazione scientifica non aveva attribuito quell’impronta ad alcun nome (oltre a quella, sulla parete destra delle scale, erano state trovate anche un’impronta del pollice destro di Marco Poggi, fratello della vittima, 4 impronte del capitano Gennaro Cassese dei carabinieri di Vigevano, intervenuto nella villetta, e altre 19 mai attribuite) e, anzi, era stata ritenuta dagli investigatori di allora «di nessuna utilità». Ora invece - dopo che già i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, in un’annotazione del luglio 2020, avevano scritto «è logico-fattuale che l’impronta sulla parete delle scala appartenga all’assassino» spiegando che non era stata analizzata, ma non erano stati ascoltati - i magistrati diretti da Fabio Napoleone hanno disposto una consulenza per confrontare quel reperto con le impronte del nuovo indagato, al quale sono state prese le tracce digitali due volte: quando è stato convocato in caserma a Milano per il prelievo coatto del dna (in quel caso con lo scanner) e poi, il 17 aprile successivo, con il metodo tradizionale dell’inchiostro.
Andrea Sempio non si è presentato in Procura a Pavia, ma nel frattempo, in una caserma dei Carabinieri del Veneziano, Marco Poggi, fratello di Chiara, ha risposto alle domande dalla pm Giuliana Rizza. «Con la collaborazione degli inquirenti, Marco Poggi ha potuto essere sentito lontano dai giornalisti ed ha risposto serenamente alle domande che gli sono state rivolte», ha spiegato l’avvocato Francesco Compagna, suo legale, al termine dell’interrogatorio, «ad Andrea Sempio lo lega un’amicizia di lunga data e la convinzione della sua estraneità alla tragica vicenda che ha sconvolto la sua famiglia».