Scoperte inaspettate, sorprese, delusioni e posizioni nettamente contrastanti. La prima – e tanta attesa – giornata del maxi incidente probatorio disposto dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, nell’ambito della nuova inchiesta relativa al delitto di Garlasco, che vede indagato per concorso in omicidio Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi (uccisa nella villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007, assassinio per il quale è stato condannato a 16 anni l’ex fidanzato Alberto Stasi), ha subito messo in chiaro che questa, tra le parti, sarà una battaglia lunga e accesa. Ma anche ricca di colpi di scena. Perché dopo le chiacchiere, le suggestioni, le polemiche e le fughe di notizie (e non-notizie) delle scorse settimane, la vicenda è entrata finalmente nella fase scientifica delle prove e delle analisi; ma soprattutto perché ieri - negli uffici del gabinetto regionale di Polizia scientifica nella questura di Milano, dove alle 11 è iniziato l’accertamento irripetibile davanti ai periti Denise Albani (genetista) e Domenico Marchigiani (dattiloscopista) – si sono aperti i primi scatoloni sigillati contenenti i reperti mai analizzati o da rianalizzare, e si sono avute subito risposte importanti. Anzi fondamentali.
La più importante è che – come già ipotizzato – sembrerebbe non esserci più (ma non è ancora detta l’ultima parola) il reperto con la famosa impronta 33, cioè l’intonaco del muro trattato con la ninidrina per isolare l’impronta palmare che la Procura attribuisce a Sempio, quella sulla seconda parete destra delle scale verso la scantinato in cui è stato trovato il corpo senza vita di Chiara Poggi. Questa traccia era stata repertata e analizzata dai carabinieri del Ris di Parma già nel 2007 ed era risultata negativa all’Obti test, ma ora, grazie al rimanente intonaco, si sarebbe potuto provare a estrapolare il Dna e approfondire quella manata che inquirenti e investigatori ritengono importante: se davvero non ci fosse più il reperto, a questo punto gli unici accertamenti potranno essere fatti sulle fotografie. E non sarà certo la stessa cosa.
Garlasco, "spariti intonaco e fascette": crolla la nuova inchiesta?
Emergono prime indiscrezioni sull'incidente probatorio ancora in corso negli uffici della questura di Milano. Stando...Non solo. La seconda risposta avuta ieri – anzi, più che una risposta, una sorpresa – riguarda le 35 delle 58 fascette para-adesive utilizzate nel 2007 dai Ris di Parma per rilevare impronte nella villetta della famiglia Poggi (tra cui la traccia 10, quella ritrovata sull’interno della porta di casa e non ancora attribuita, che non è né di Stasi né di Sempio, ma che secondo qualcuno non avrebbe sangue). Ebbene, dagli scatoloni contenti i reperti non sono uscite fascette para-adesive come tutti si aspettavano, ma impronte su fogli trasparenti d’acetato, fatto che potrebbe rendere più complicati gli accertamenti per una questione di conservazione (anche se c’è chi sostiene che non ci sia differenza, solo un modo diverso per chiamare i reperti). Periti e consulenti (quelli della Procura, di Sempio, della famiglia Poggi e di Stasi) si rivedranno domani per continuare a verificare quali reperti sono stati recuperati e potranno essere utilizzati dell’inchiesta e verrà affrontata la questione della conservazione del contenuto della pattumiera di casa Poggi e in particolare dei resti della colazione: due vaschette di Fruttolo, una confezione di Estathè, cannucce e cucchiaini di plastica, cellophane dei biscotti e dei cereali Special K e una buccia di banana.
Proprio questi reperti, mai analizzati in passato, potrebbero portare “firme” importanti nella ricostruzione della dinamica dell’omicidio, avvenuto proprio pochi minuti dopo la colazione di quel 13 agosto 2007. In attesa di risultati concreti e, chissà, anche di qualcosa di “pesante” per il proseguio dell’inchiesta, le parti hanno già iniziato a dar- si battaglia ancor prima di co- noscere i risultati. «C’è otti- mismo, credo che i reperti siano stati conservati come si doveva - aveva detto l’avvo cato Giada Bocellari, legale di Stasi -. Diciamo che se fac- ciamo le analisi è perché ci aspettiamo qualcosa».
«Non mi aspetto risultati eclatanti - aveva rimarcato invece Luciano Garofano, ex generale del Ris e oggi consu- lente della difesa di Sempio -, Lo stato di conservazione e la catena di custodia dei re- perti sono assolutamente im- portanti. Dipende tutto dallo stato dei reperti, e se le so- stanze organiche che presu- mibilmente sono presenti non abbiano alterato lo stato di conservazione del Dna».