Sciopero, il delirio è compiuto: fermano treni e bus per solidarietà all'Iran

Adesione al 70% per lo sciopero anti-Israele delle sigle di base. File e ore di attesa nelle stazioni delle città, disagi in tutto il Paese
di Francesco Storacesabato 21 giugno 2025
Sciopero, il delirio è compiuto: fermano treni e bus per solidarietà all'Iran
3' di lettura

Adorano rovinare il diritto alla mobilità degli italiani. L’unico weekend sacro è quello loro, quello dei sindacalisti che preferiscono far saltare i piani degli italiani. E mettendo in mezzo alle piattaforme scioperaiole le questioni di politica estera... Ieri l’ennesima giornata di disservizi di marca sindacale. Gli stessi dati sulle adesioni sono differenti per settore e per realtà territoriali: restano i disagi. Per gli autonomi tipo Usb nelle ferrovie gli scioperi hanno riguardato cifre superiori al 70 per cento dei lavoratori; altre fonti ridimensionano i numeri.

Per il trasporto pubblico locale si è registrata una situazione altamente variabile da regione a regione. In molte città si sono riportano disagi significativi, soprattutto fuori dalle fasce garantite (al mattino presto e la sera). A Roma, Milano e altre grandi città, molti pendolari hanno segnalato bus e metro affollati o irrimediabilmente sospesi al di fuori delle fasce garantite. Aldilà dei numeri ballerini, c’è da chiedersi se in queste condizioni, alla vigilia dell’estate, il paese possa tornare a sopportare gli scioperi del weekend. In certe condizioni il diritto rischia di diventale privilegio pagato dal cittadino. Se i treni sono cancellati, se i mezzi pubblici si fermano e il traffico si congestiona, a rimetterci sono soprattutto le persone che devono lavorare. E tutto questo perché gli scioperi sono convocati da sigle ultraminoritarie sulla base di piattaforme sconclusionate e infarcite di slogan ideologici, paralizzando il Paese nel nome di un conflitto permanente che nulla ha più a che fare con la difesa concreta del lavoro.

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Ogni cittadino che ieri ha perso un treno, una coincidenza, un giorno di lavoro, o semplicemente la serenità di una partenza estiva, ha sacrificato un proprio diritto ad un atto di propaganda politica e non ad una lotta sindacale. Bastava leggere i documenti sciorinati per l’agitazione nei trasporti. Si andava dalla condanna di Israele alla richiesta della pace in Ucraina, dal no alle spese militari al ripristino della scala mobile, dal salario minimo a 12 euro all’abolizione del sistema contributivo. Non una parola sulla produttività, sull’attrazione di investimenti, sull’efficienza del servizio pubblico. E dove dovrebbe andare l’Italia? Solo chi è cieco può non accorgersi di un’operazione puramente ideologica.

La spinta è della sinistra massimalista che, dismessa ormai ogni capacità di rendersi affascinante per le sfide elettorali che ormai non vince più, cerca visibilità attraverso lo scontro e la paralisi. Cioè è una bugia dire che si lotta per il lavoro, ma sempre più spesso esso diventa il solito strumento di propaganda: chi sciopera, lo fa spesso più contro il “sistema” che per migliorare le condizioni reali dei lavoratori. Tutto questo senza la minima tutela per chi è costretto a subire la pantomima. Nel grande teatrino delle rivendicazioni, i cittadini non contano. Gli utenti dei trasporti, le famiglie che devono partire, i pendolari, i turisti: tutti ostaggi di una minoranza che usa il disagio come leva politica. Ecco perché diventa necessario pensare a strumenti efficaci per garantire da una parte il diritto allo sciopero e anche, se non soprattutto il diritto a non vedersi trattare come prigionieri del sindacalismo politicizzato.

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Sabotare in continuazione i venerdì e i lunedì non può essere più tollerato. Ed è qui che si muove la proposta del sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, vicesegretario della Lega: «Sedici scioperi generali in meno di sei mesi nel 2025, più altrettante astensioni dal lavoro plurisettoriali del comparto trasporto sempre nello stesso periodo. La rabbia perla solidità del governo e la sconfitta ai referendum non giustificano l’accanimento di alcuni sindacati di sinistra contro gli italiani, a maggior ragione nel periodo estivo. È necessario impedire gli scioperi i venerdì e i lunedì, almeno nella stagione turistica, introducendo l’obbligo di comunicare l’adesione individuale alla mobilitazione 24 ore prima. È necessario trovare un equilibrio tra il diritto di contestare il centrodestra e il diritto degli italiani di viaggiare, senza paralisi causate perfino da sindacati minoritari». Sta alla politica prendere in mano la situazione. Perché di rivendicazionismo sterile l’Italia rischia di morire.

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