Garlasco, l'arma del delitto? Perché le indagini sono ancora a un punto morto

di Luca Puccinidomenica 29 giugno 2025
Garlasco, l'arma del delitto? Perché le indagini sono ancora a un punto morto
3' di lettura

Di certo non c’è niente, men che meno che gli attrezzi ritrovati a Tromello siano l’arma del delitto di Garlasco. Anzi, di certo non c’è neppure il fatto che quegli stessi attrezzi siano stati effettivamente recuperati nel corso della maxi operazione di dragaggio del canale che, un mesetto e mezzo fa, ha impegnato i sommozzatori guidati dalla procura di Pavia. Semmai, se allora qualcosa è saltato fuori, è perché un cittadino egiziano che vive nel piccolo Comune della Lomellina, e che di lavoro fa l’operaio, li ha notati nella roggia (tra l’altro anni fa) e li ha consegnati ai carabinieri. A dirlo per prima, giovedì sera, è la trasmissione di Rai2 Ore14Sera e a confermarlo, nel pomeriggio di ieri, è l’agenzia di stampa Ansa che parla di «fonti vicine alle indagini».

È un giallo senza fine, quello dell’omicidio di Chiara Poggi, ed è un giallo che (nonostante la sentenza di condanna per Alberto Stasi passata in giudicato) ogni settimana aggiunge un tassello di mistero o di confusione. Gli unici sicuri sono gli abitanti di Tromello i quali sostengono che, il 15 maggio scorso, gli inquirenti siano andati nel loro borgo giusto «a fare scena, a fare cinema»: d’altronde «cosa volevano trovare dopo diciotto anni? Non hanno tirato fuori nessun borsone».

Il borsone a cui si riferiscono sentiti dal programma tivù di Milo Infante è quello che, secondo il supertestimone Gianni Bruscagin, sarebbe stato gettato nel corso d’acqua da «una ragazza bionda», più o meno nei pressi della casa delle nonna di Paola e Stefania Cappa, le cugine di Chiara, quel fatidico giorno di metà agosto del 2007. Ora però, di superteste, ne sbuca un altro (l’operaio egiziano) e il quadro, anziché spiegarsi, si complica ulteriormente. C’era (con ogni probabilità) un martello, tra il materiale attenzionato. C’era (forse) l’attizzatoio di un camino, ma c’erano (pare) anche una mazzetta e una piccozza da muratore: di chi sono? Come si cono finiti lì? Sono davvero ricollegabili a quanto accaduto nella villetta di due piani di via Pascoli? Che cosa hanno, concretamente, in mano, i pm di Pavia che hanno iscritto nel registro degli indagati Andrea Sempio a dieci anni dopo la condanna di Stasi e a quasi il doppio dopo la morte di Chiara?

Quest’ultima domanda è la più importante: anche perché l’incidente probatorio iniziato una decina di giorni fa (e che andrà avanti fino a fine ottobre), per il momento, di risposte, ne sta dando pochine. Il dna di Sempio non è stato rilevato sugli oggetti dell’ultima colazione che Chiara ha consumato a casa sua, ma il suo materiale biologico non è stato rinvenuto nemmeno sull’immondizia prelevata dall’abitazione dei Poggi («confermando quando abbiamo già ribadito e cioè che Andrea non è mai entrato in quella villetta il 13 agosto del 2007», si è affrettata a specificare la sua legale, l’avvocato Angela Taccia).

Resta il nodo delle impronte, periti e consulenti devono (ancora) analizzare le striscette para-adesive e, martedì scorso, la magistratura ha presentato una memoria per estendere il raggio d’azione alle eventuali impronte latenti su alcuni oggetti. Venerdì prossimo si tratterà di proseguire la ricerca del dna coi tamponi e, soprattutto, di approfondire la questione della ormai famosa “impronta numero 10”, per provare la presenza di sangue che, per ora, provata non è.

Continua, insomma, il “caso Garlasco”, tra anticipazioni sui giornali e indiscrezioni in televisione: e continua anche se mamma Rita, la madre della vittim,a, abbia lanciato l’ultimo appello a una (mancata) riservatezza. «E un momento molto difficile», dice anche lei ai microfoni di Ore14Sera, «ci amareggia sentire che si butta fango sulla nostra famiglia. Su noi, si Chiara e anche su nostro figlio (il riferimento è a un articolo il quale, nei giorni scorsi, ha ipotizzato che Marco Poggi, nei giorni dell’omicidio, non fosse in vacanza coi genitori: ndr). Valuteremo col nostro avvocato se muoverci in qualche modo. Tante cose ci hanno dato fastidio, ma poi si è parlato di un amante di Chiara elì abbiamo deciso di porre un limite».

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