È già tutto pronto. L’altro giorno Libero aveva registrato il preavviso bellicoso del Collettivo Autonomo Portuali di Genova; ieri, si è subito aggiunto lo squillo di tromba dei centri sociali veneti, lestissimi a preannunciare nientemeno che il blocco del porto di Venezia. Ora – mancando Pisa e Amalfi all’appello – non può certo trattarsi di un revival delle gloriose repubbliche marinare. Scherzi a parte, anche un bambino capisce – e siamo solo al 3 settembre – quello che sta realmente per accadere: tra scuole e centri sociali, tra fabbriche e trasporti pubblici, più gli immancabili centri sociali, c’è chi si prepara a usare Gaza come grande pretesto per fare casino qui in Italia, per imporre un autunno violento, per paralizzare prima e incendiare poi le nostre città.
L’anno scorso – con altri alibi contingenti – fu Maurizio Landini, prim’ancora che la legge di bilancio venisse scritta e presentata, a straparlare di sciopero e nientemeno che di «rivolta sociale». Quest’anno il leader della Cgil, uscito con le ossa rotte dai referendum di giugno, si è fatto bruciare dal più televisivo Tomaso Montanari. E infatti è stato proprio lui, Montanari, che – scavalcando portuali e centri sociali, non solo il povero Landini – ieri l’ha sparata più grossa di tutti: «Sciopero generale», perché «contro il genocidio che è in corso in Palestina è arrivato il momento di bloccare il Paese». E allora avete già capito dove si va a parare. Anche con la ripartenza dei talk-show, verrà cucinato un grande minestrone – da ripassare in padella tutte le sere – che metterà confusamente in mezzo Netanyahu e Trump, Meloni e Salvini, Gaza e la sanità, la Flotilla e le immancabili proteste prima scolastiche e poi universitarie. Il giochino è scopertissimo prim’ancora che inizi: mettere sul conto del governo ogni sorta di malumore, di preoccupazione, di problema interno o internazionale, mescolando allegramente gli ingredienti del vero e del falso, del finto e del verosimile.
In Onda, Elly Schlein in ginocchio da Greta Thunberg: "Voi meglio dei governi"
A In Onda, il circoletto rosso di La7, il programma condotto da Marianna Aprile e Luca Telese, era il giorno di Greta Th...E allora – visto che siamo tutti ragazzi svegli e certi meccanismi li conosciamo bene – vale la pena di giocare d’anticipo e di svelare qui quello che sta per accadere e le sue possibili conseguenze, che rischiano di sfuggire di mano agli apprendisti stregoni della piazza e delle piazzate (fisiche e televisive). Il conflitto politico, le tensioni sociali, la battaglia delle idee sono entità sottoposte a una grammatica, a delle regole, o per lo meno – chiamiamole così – a delle regolarità. Può accadere – ed è lo scenario più desiderabile – che chi promuove una campagna, anche fortemente polemica, lo faccia ponendosi un obiettivo chiaro-determinato-raggiungibile, cercando di estendere il consenso intorno al suo possibile ottenimento, e soprattutto precostituendo sia lo scenario della vittoria (il risultato viene ottenuto) sia quello della sconfitta (il risultato non viene ottenuto, ma il movimento esce rafforzato dalla battaglia intrapresa).
Può invece accadere – ed è lo scenario più cupo – che un oggetto comprensibile della campagna non esista, e che consista solo in un umore, anzi in un malumore, in un desiderio di contrapposizione a qualcuno o a qualcosa. In questo caso, non esistono tappe possibili di un percorso (una legge da far approvare o da fermare, un risultato normativo o contrattuale da conseguire), né è immaginabile un lavoro culturale di sostegno (libri, campagne giornalistiche, correnti di pensiero da alimentare). Esiste solo lo scontro, il contrasto, l’urlo, il muro contro muro, l’invettiva rabbiosa, l’odio.
Capezzone: "Unite i puntini, ecco qual è il vero obiettivo della Flotilla di Greta..."
Daniele Capezzone nel suo Occhio al caffè presenta i principali fatti che troviamo in edicola sui quotidiani nazi...In Italia si sta realizzando questo secondo schema, e quest’anno si userà Gaza come “logo”, come vessillo, ma in realtà – cinicamente – come grande alibi. L’opposizione politica non ha né una sua definizione come coalizione né tantomeno una base programmatica. Tutti gli altri attori coinvolti (sindacato, centri sociali, media e talk orientati a sinistra) desiderano imporre una linea di scontro frontale con il governo, ma a loro volta senza un pacchetto di rivendicazioni comprensibili, senza un’agenda chiara, senza un orizzonte.
Con questo tipo di innesco, l’incendio è pronto per essere appiccato. Già mi sembra di sentire – scontata anche questa puntata della telenovela – i soliti sociologi e intellettuali progressisti, che già fecero danni da giovani, e che presto (è questione di giorni: devono rientrare dal mare o dalla montagna) pontificheranno e raccomanderanno di “ascoltare” il disagio e le proteste. Ma – la previsione è fin troppo agevole – quello che sentiremo sarà brutto e pericoloso. Prepariamoci al peggio.