Pro Pal, scioperi e proteste per i compagni che non vanno in crociera

Cgil e Usb pronte alla mobilitazione se Israele non farà passare la Flotilla. E l’Anpi strumentalizza persino la commemorazione delle leggi razziali
di Fausto Cariotisabato 6 settembre 2025
Pro Pal, scioperi e proteste per i compagni che non vanno in crociera

4' di lettura

Dal 7 ottobre 2023 sono passati 700 giorni esatti, trascorsi nei sotterranei di Hamas dai 48 rapiti che dovrebbero essere ancora in vita. E tra un mese saranno due anni dal massacro. Non sono queste ricorrenze e quei prigionieri, però, ciò che interessa alla Flotilla e ai suoi attivisti italiani, tra i quali figurano quattro parlamentari d’opposizione. Importa solo l’“hype”, il clamore che si riesce a creare attorno al viaggio, la cui partenza era prevista domani ed è stata rimandata a causa del maltempo. Destinazione Gaza, o meglio il blocco navale sul quale andranno a schiantarsi. Ma prima di essere fermati da Israele, hanno deciso di bloccare l’Italia.
Cortei, scioperi, occupazioni di binari e strade, minacce e boicottaggi anche degli eventi più impensabili fanno parte del programma di mobilitazione. Chiedere ai Radiohead, gruppo rock britannico che ha annunciato quattro concerti a Bologna: non condividono la politica del governo israeliano, ma contro di loro è partita comunque la campagna di boicottaggio dei pro-Pal, che li accusano di «restare colpevolmente in silenzio».

Al grido di «Se Israele blocca la Sumud Flotilla noi blocchiamo l’Europa», in centinaia giovedì avevano occupato i binari della stazione di Pisa per impedire la circolazione dei treni. L’inizio di qualcosa di molto più grande, assicurano. «È il tempo di bloccare tutti gli ingranaggi del genocidio, a partire dalle nostre città», proclama la sigla Studenti per la Palestina. Dovranno vedersela con la polizia: la questura di Pisa, dove le immagini sono state esaminate, sta per consegnare alla procura le informative sui responsabili dell’azione. Per una dozzina di loro si ipotizza il reato di interruzione di pubblico servizio.

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Proteste sono previste in tutta Italia, mentre si pretende che il governo Meloni aiuti quelle imbarcazioni – con le buone o con le cattive – a passare il blocco navale israeliano. Se un solo attivista verrà arrestato «sarà una dichiarazione di guerra all’Europa stessa», avvisano i parlamentari di Avs. La Cgil è in prima fila: «Se saranno bloccati o colpiti, ci mobiliteremo», annuncia Maurizio Landini a Repubblica.

Oggi la confederazione rossa sarà di scena alla manifestazione di Napoli assieme a Pd, Cinque Stelle e Sinistra italiana, e in piazza del Campidoglio, accanto all’Anpi, al sindacato dei giornalisti Stampa romana e altre sigle. Domenica, sempre nella capitale, sfilerà la fiaccolata pro Gaza. Scene che si replicheranno altrove. Uno degli epicentri della contestazione è Reggio Emilia, dove il sindaco Marco Massari ha esposto la bandiera palestinese anche in segno di «vicinanza e sostegno» alla Flotilla.

Sempre per solidarietà alle imbarcazioni che stanno per salpare, il sindacato di base Usb ha proclamato per il 17 settembre un’ora di sciopero nei settori del pubblico impiego e annunciato lo stato di agitazione in tutte le categorie del lavoro privato. «Qualsiasi azione che minaccerà l’azione la Global Sumud Flottilla e l’incolumità degli equipaggi» farà partire lo sciopero generale, annunciano.
Il vero scopo è silenziare Israele, anche imbavagliando le sue voci critiche. Bandito qualunque tentativo di dialogo. L’ex premier israeliano Ehud Olmert è in Italia, dove ha in programma alcuni incontri e interviste assieme a Nasser al-Qudwa, nipote di Yasser Arafat ed ex ministro degli Esteri dell’Autorità palestinese. I due hanno elaborato una proposta di accordo di pace che prevede «l’esistenza dello Stato di Palestina accanto allo Stato di Israele sui confini del 1967», e girano il mondo per illustrarla. Olmert è molto duro nei confronti del suo successore Benjamin Netanyahu, che accusa di guidare «una banda» colpevole di «crimini di guerra» a Gaza. Ma è un ex leader israeliano, e come tale non ha diritto di parola.

Così, ieri, il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, ascoltate le proteste della sinistra, ha revocato il patrocinio del Comune all’evento “Falafel e democrazia”, dove Olmert dovrebbe parlare il 14 settembre assieme ad al-Qudwa. È «l’unica scelta possibile», commentano soddisfatti i Cinque Stelle partenopei. Difficile, a questo punto, che Olmert possa intervenire. Si vuole impedirgli di parlare anche a Parma, dove il 21 settembre lui e al-Qudwa sono attesi al festival di Open, testata online diretta da Franco Bechis. La comunità palestinese e gli attivisti di sinistra ritengono la sua presenza «un affronto gravissimo ai palestinesi e al mondo del giornalismo tutto».

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Un clima pesantissimo nei confronti di chiunque sia israeliano o ebreo, riassunto bene da un altro episodio, avvenuto ieri a San Rossore. Durante la commemorazione della firma delle leggi razziali, apposta da Vittorio Emanuele III il 5 settembre del 1938 a Villa del Gombo, il presidente dell’Anpi di Pisa ha voluto paragonare quelle leggi e la Shoah alle azioni commesse oggi da Israele. «Al binario 21, quando deportavano gli ebrei, c’era troppa indifferenza, e anche oggi non si può restare indifferenti di fronte al massacro di un popolo», ha detto. La comunità ebraica locale, che era presente, ha reagito annunciando che non parteciperà «mai più a iniziative insieme all’Anpi».

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