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Pro-Pal, per la sinistra gli eroi sono i liceali arrestati

I sindacati scendono in piazza Scala per la Flotilla e per i fermati. E annunciano lo "stato di agitazione permanente"
di Sergio Rivoltellagiovedì 25 settembre 2025
Pro-Pal, per la sinistra gli eroi sono i liceali arrestati

(Ipa)

4' di lettura

La sinistra funziona così: rovesci un paio di cestini, spacchi qualche vetrata della Stazione Centrale, lanci biciclette e sampietrini addosso ai poliziotti ferendone una cinquantina, e subito qualcuno ti costruisce attorno un’aureola da martire. Il passo è breve: da indagati per devastazione a eroi dei centri sociali e dei loro amici. A scrivere l’agiografia dei nuovi Che Guevara in salsa liceale ci ha pensato la Flc Cgil di Milano, con un comunicato sindacale. «Li chiameremo Caterina e Ulisse», (...) comincia il testo, con toni da poema epico. «In una delle giornate più piovose dell’anno domini 2025... una marea di donne e uomini hanno sfilato per le vie della città. Chiedevano pane e pace». Un’immagine bucolica, quasi da libro Cuore, che in un qualche modo stona con le decine di agenti al pronto soccorso di cui si sa. Ma i sindacati non rinunciano a minimizzare. «Tante parole spese per i fatti avvenuti in Stazione Centrale, forse troppe rispetto a quelle necessarie per definire l’imponenza della manifestazione». Molto più comodo raccontare che «studenti piccoli insieme a mamma e papà» avrebbero sfilato «al grido di Palestina libera». E chi poteva essere il responsabile di tutto quello che si è visto succedere?

Chiaro, la polizia. «Una gestione della piazza non all’altezza», dicono, «ha creato i presupposti per la tempesta perfetta». Tradotto: se 200 facinorosi hanno trasformato Centrale in un ring, la colpa non è loro ma degli agenti che hanno osato difendere la stazione. Infine, il colpo di teatro: «Un ragazzo di 17 anni esce di casa per manifestare contro l’oppressione... Lo stesso ragazzo lo vedi salutare i propri prof in sciopero pensando che quella sarebbe stata una splendida giornata. Cambio scena: Stazione Centrale pomeriggio. (...) Cariche, lacrimogeni, rabbia e paura. Caterina e Ulisse sono tra i 5 fermati, arrestati, rinchiusi. Dal buio bisogna uscire e difenderli oggi non significa difendere la violenza, ma due studenti che devono tornare a scuola».

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Non si difende la violenza, però si difendono i violenti. Dei diecimila in corteo, sono stati in centinaia tra la folla ad aggredire le forze dell’ordine, di cui cinque arrestati (due minorenni del Carducci, due ragazze di 21 e 22 anni vicine al centro sociale Lambretta e un 36enne con “spiccato profilo criminale”). Non solo il profilo del maranza di periferia, ma anche da “figli di papà” con kefiah al collo e zainetto griffato. Per i due studenti minorenni, un ragazzo e una ragazza di 17 anni, si terrà domani in tarda mattinata l’udienza di convalida davanti alla giudice del Tribunale per i minorenni. Entrambi sono detenuti al Beccaria con l’accusa di resistenza aggravata e saranno interrogati per decidere sulla convalida e su eventuali misure cautelari. Sempre domani, ma a San Vittore, sarà interrogato dal gip il 36enne arrestato, accusato di resistenza e lesioni aggravate ai danni di un agente.

Lo stesso preside del liceo Carducci, Andrea Di Mario, ha parlato chiaro ieri: «Profondamente amareggiato nel vedere associare il nome della nostra scuola a fatti del genere... Se colpevoli, saranno i genitori a farsene carico». Parole di buonsenso, lontane anni luce dalle fiabe della Cgil. A difendere questa schiera anche una lunga lista di artisti, musicisti, attori e collettivi culturali. In un appello firmato da nomi noti come Zerocalcare, Bandabardò, Modena City Ramblers, Assalti Frontali, Punkreas e tanti altri, si legge che «violenza è stare in silenzio davanti al massacro di un popolo, non bloccare una stazione per fermare il genocidio». Anche secondo loro, gli scontri di lunedì sarebbero responsabilità di una gestione sbagliata della piazza da parte delle forze dell’ordine, mentre chi ha cercato di entrare in Centrale avrebbe usato «modalità muscolari» ma senza «seminare panico». Gli artisti difendono apertamente i minorenni rinchiusi al Beccaria e chiedono la loro liberazione immediata, trasformando i vandali in simboli di resistenza civile contro il governo Meloni e le sue «complicità con Israele».

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Intanto ieri sera, alle 18, i pro -Pal si sono trovati in presidio in piazza della Scala, per poi partire in corteo per la città. «Abbiamo già dimostrato lunedì di poter bloccare tutto, non ci fermeremo», hanno dichiarato i promotori del presidio. Lo stato di agitazione diventa «permanente», come si legge sugli annunci social: «Scendiamo in piazza per la Palestina libera, dal fiume fino al mare... per il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici... e dei compagni al Beccaria», tra l’eroicizzazione dei fermati e gli slogan pro-Hamas.

A denunciare è chiaro Riccardo De Corato, deputato di Fratelli d’Italia e memoria storica della destra milanese: «Un’altra manifestazione di ricatti nei confronti di Governo e Istituzioni. Tutto ciò è vergognoso... non si possono assumere atteggiamenti del genere, estremisti e violenti, nei confronti delle Forze dell’Ordine».

Ma che quei giovani li si voglia chiamare Caterina e Ulisse o in qualunque altro modo, resta un fatto: hanno partecipato a una manifestazione degenerata in guerriglia urbana. Difenderli in nome della «cura educativa» significa calpestare gli agenti feriti, i cittadini che hanno trovato Centrale a pezzi e i pendolari bloccati, ostaggio di quella situazione. La vera narrazione corretta è questa: al posto dei poemi epici, la sinistra ha bisogno di assumersi le proprie responsabilità. E soprattutto di meno retorica da salotto e più rispetto per chi in strada rischia la pelle in divisa.

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