Libero logo

Niente panni stesi, giochi, grigliate: la cittadina dove tutto è vietato

di Claudia Osmettilunedì 29 settembre 2025
Niente panni stesi, giochi, grigliate: la cittadina dove tutto è vietato

(Ansa)

3' di lettura

È vietato «utilizzare balconi o terrazzi come luogo di deposito di relitti, rifiuti o altri simili materiali, salvo che in conseguenza di situazioni eccezionali e a condizione che vengano rimossi nel più breve tempo possibile», articolo 15. È vietato «bruciare, all’interno del centro urbano, foglie, sterpi e qualsiasi altro materiale», articolo 16 (da leggere: alla lettera non si può fare manco una piccola grigliata in giardino). È vietato «riparare veicoli di qualunque genere ed esercitare mestieri o professioni, se non espressamente autorizzati, sul suolo pubblico», articolo 30 (possibile scenario ipotetico: e se ti si ferma la macchina mentre stai andando al lavoro o hai bisogno di cambiare una gommama il tuo meccanico non ha l’autorizzazionene?).

Ancora. È vietato «causare turbamento all’ordinata convivenza civile» (e fin qui va bene), tuttavia «nei luoghi pubblici come nelle private dimore», articolo 26 (quindi occhio alle feste organizzate a casa). È vietato «gettare, spandere, lasciare cadere o deporre qualsiasi materia liquida o solida sugli spazi o aree pubbliche» e anche «nei cortili condominiali», articolo 28. E poi niente biancheria stesa fuori, guai ad arrampicarsi sugli alberi, non si possono più legare le bici ai lampioni, vanno via tutti i distributori automatici di articoli erotici, chi ha più di dodici anni si dimentichi di giocare a pallone o a bocce per strada, è vietato lanciare farina o schiuma anche durante le goliardate, non si pensi di girare scalzi.

Benvenuti a Sestri Levante, cittadina di poco più di 17mila abitanti nell’area metropolitana genovese il cui “divietometro” (il termine l’ha coniato la stampa locale, l’ha ripreso la minoranza che si oppone al sindaco Francesco Solinas, epperò rende bene l’idea di quel sta succedendo) è un caso politico e non solo burocratico.
Nasce nel secondo campo, infatti, che è quello del rinnovo del regolamento della polizia locale, il quale era fermo al 2011 e, per carità, i tempi cambiano e le norme si devono aggiornare. Ma slitta subito nel secondo, nell’affare politico, perché ora, contro l’amministrazione civica di Sestri, si scagliano il Pd e anche (soprattutto) Forza Italia e Fratelli d’Italia. È che il limite, chiedere ai diretti interessati, sembra oramai raggiunto.

Brevissimo spiegone, giusto per capirsi: quest’estate c’è la necessità di revisionare il regolamento, nessuno scandalo, l’han fatto centinaia di Comuni, solo che quando quel nuovo testo arriva nell’aula consiliare di Sestri, mezza seduta cade dalla seggiola. È pieno di divieti, è irricevibile (dice qualcuno) e, per questo, vengono proposti degli emendamenti, oltre 250, che sono tanti, è vero, ma le questioni da trattare pure. Tra l’altro non è solo un dispositivo di facciata, chi trasgredisce (stando al documento) rischia una multa fino a 300 euro e anche il daspo urbano. Si arriva ai giorni odierni, primo perché scoppia una polemica pubblica con tanto sfoghi sui social, secondo perché il nuovo regolamento è ancora da approvare e di fare un passo indietro non è intenzionato nessuno.

Non lo è il sindaco civico Solinas che su Facebook afferma: «Non permetteremo che la verità sia stravolta né da sinistra né da destra né dal centro, abbiamo preso un impegno di lealtà e trasparenza coi cittadini e lo porteremo a termine» (della serie, si tira dritto). Ma non vogliono cedere nemmeno i consiglieri che contestano questa misura.

«Abbiamo chiesto, e abbiamo chiesto più volte, come facciamo di solito, di ragionarci assieme, di istituire una commissione e di trovare un punto di mediazione, di collaborazione», spiega l’azzurro Diego Pistacchi, «diciamo: “Su venti divieti che troviamo assurdi ne togliamo almeno dieci, veniamoci incontro”. No, niente, loro vanno avanti, non vogliono sentire ragioni. È illiberale dire alla gente cosa deve tenere sul terrazzino o che non può accatastare quel che le pare vicino alla propria casa».
Dello stesso tenore è il meloniano Marco Conti: «Io una cosa simile non l’ho mai vista e sono un veterano del consiglio comunale, lo frequento dal 2008», commenta: «Da parte dell’amministrazione c’è un muro, noi continueremo ad opporci ma è una cosa fuori dal mondo, invotabile, liberticida e persino inapplicabile perché questo regolamento crea talmente tanti divieti che finirà per mettere in croce la polizia municipale che non riuscirà nemmeno a farlo rispettare».