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Leone e Carlo ricompongono lo scisma

Dopo 500 anni le due Chiese trovano l’unità. Il sovrano diventa Confratello Reale con un trono a San Paolo
di Caterina Maniacivenerdì 24 ottobre 2025
Leone e Carlo ricompongono lo scisma

4' di lettura

Ne hanno viste tante, i magnifici protagonisti degli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina. Sotto i loro occhi è passata la storia della Chiesa, intrecciata alla storia mondiale. E quello che succede nel giorno della preghiera ecumenica partecipata insieme da re Carlo e papa Leone è davvero un altro capitolo storico. Un gesto che non avveniva da cinquecento anni, dopo la strappo, traumatico e denso di conseguenze, causato dallo scisma che ha diviso anglicani e cattolici. «Good morning, welcome!». È il benvenuto del Papa a re Carlo e alla regina Camilla, al Palazzo apostolico. E re Carlo sussurra la propria emozione, che traspare anche dal volto. Poi davanti ai fotografi per le foto ufficiali entrambi scherzano: «Sempre pericoloso davanti alle telecamere». E papa Leone risponde, con un sorriso, «ci si abitua».

In un clima di grande cordialità, dunque, e senza bisogno di interpreti, si svolge questa visita-incontro-preghiera, un unicum come si diceva, nella storia. Tutto comincia quando i reali britannici vengono accolti nel cortile di San Damaso dalla banda pontificia e dal picchetto d’onore delle guardie svizzere. Non può mancare il tradizionale scambio di doni: un ritratto di St. Edoardo il Confessore per il papa da parte del Re, che con la corona di St. Edoardo è stato incoronato nel 2023 a Westminster Abbey. Da parte del Pontefice, un mosaico di Cristo realizzato in Vaticano per il Re, oltre a due piante, due orchidee, nel segno del filo «verde», della cura del Creato, che, insieme all’ecumenismo, attraversa questa visita di Stato. Seguono l’udienza privata nella Biblioteca e l’incontro con il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin. Oltre ai doni, per il pontefice il sovrano reca l’onorificenza di Knight Grand Cross of the Order of the Bath (l’ordine del Bagno) per Leone XIV. E il Pontefice restituisce l’onore conferendo il titolo di cavaliere di gran croce con il collare dell’Ordine di papa Pio IX, mentre la regina Camilla diventerà “Dama di gran Croce” dello stesso ordine.

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Sotto gli affreschi di Michelangelo, alla Sistina, entra prima il re con la regina poi papa Leone XIV assieme all’arcivescovo di York, Stephen Cottrell, la più alta autorità anglicana dopo l’arcivescovo di Canterbury. La preghiera comune è recitata e cantata, in parte in inglese e in latino, che per di più il re conosce molto bene, come ha dimostrato anche nel suo discorso a Montecitorio ad aprile quando citò Virgilio. Ci sono tre cori per recitare e cantare iI salmi, l’inno di Sant’Ambrogio messo in musica da san John Henry Newman, il grande cardinale che da anglicano diventò cattolico e che il prossimo primo novembre il Papa proclamerà dottore della Chiesa.

La scena si sposta, nel pomeriggio, a San Paolo. Un altro momento ricco di significati, simbolici e concreti. Carlo attraversa la Porta Santa, come un pellegrino che compie il proprio percorso per celebrare il Giubileo. L’abbazia benedettina di San Paolo ha un antico legame con la corona inglese che inizia nel 597 quando, dopo l’arrivo del missionario Agostino di Canterbury, i sovrani sassoni si occupano della preservazione delle tombe dei santi Pietro e Paolo. Dunque qui Carlo va in visita alla tomba di san Paolo e riceve la nomina a Confratello Reale, Royal Confrater, tributo al suo lavoro lungo una vita nel segno del dialogo: sulla sedia a lui riservata sono incisi il suo stemma reale e il motto Ut unum sint! (Che siano Uno) l’appello all’unità dei cristiani, e l’enciclica di Giovanni Paolo II.

Ed è un modo per rendere ancora più visibile il lavoro, lungo, complesso e continuo, per dare vita a un vero ecumenismo. Lo scranno rimarrà in basilica, dopo la visita. Presiedono l’abate dom Donato Ogliari, alla presenza del cardinale arciprete James Michael Harvey, dell’arcivescovo anglicano di York Stephen Cottrell e della moderatrice dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, Rosie Frew.
Proprio il cardinale Harvey, quando prende la parola dopo i riti introduttivi, ricorda i forti legami storici che uniscono la basilica con il regno d’Inghilterra. Una tappa decisiva è stato l’incontro del 1966 tra Paolo VI e l’arcivescovo di Canterbury Michael Ramsey, dal quale nacque un dialogo ufficiale tra le due confessioni “per la prima volta dalla Riforma”. L’onorificenza di Confratello Reale della basilica e dell’abbazia offerta con l’approvazione di Papa Leone XIV - è quindi, spiega ancora il porporato, un segno di “speranza”, e gesto di accoglienza non soltanto verso un sovrano, ma verso un “fratello” .

Si capisce che titoli, simboli, atti fanno entrare le relazioni tra anglicani e cattolici in effetti in una nuova era. Il sovrano, capo della Chiesa anglicana, viene nominato Confratello Reale in una istituzione cattolica. A sua volta, il sovrano britannico ha proposto la nomina a Papal confrater di papa Leone che ha accettato.

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Dunque, come a San Paolo, alla cappella di St George a Windsor ci sarà un confratello papale. Il primo nella storia. Oltre alle celebrazioni di preghiera e al fondamentale significato nell’ambito del cammino ecumenico, in questa visita c’è anche un alto “tasso” di bellezza artistica. I canti dei cori, gli affreschi di Michelangelo, la musica... Prima dell’orazione finale a San Paolo viene eseguito il mottetto Exultate Deo di Giovanni Pierluigi da Palestrina, di cui quest’anno ricorre il cinquecentesimo anniversario della nascita; la funzione si conclude con l’inno Lode all’Altissimo nei Cieli, il cui testo è tratto dalla poesia Il sogno di Geronzio di san John Henry Newman, il prossimo dottore della Chiesa.

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