Mettiamo ordine e smontiamo una sfilza di bufale create ad arte dalla sinistra. Una delle famiglie sfrattate a Bologna dalla polizia occupava illegalmente l’appartamento da quasi due anni (e non da uno, già troppo), novembre 2023. L’altra da settembre 2024 (non da 6 mesi, idem). I proprietari dell’immobile smentiscono di aver progettato la realizzazione di bed and breakfast al posto dei locali liberati (la sinistra e i suoi cantori hanno subito gridato al «capitalismo abitativo») anche se non ci sarebbe stato nulla di male. In entrambi i casi gli avvisi di sfratto erano stati inviati a dicembre 2022.
«L’ufficiale giudiziario», scrive la proprietà, «prima di procedere con l’ausilio delle forze dell’ordine ha disposto numerosi rinvii, tre in un caso, sette nell’altro». E attenzione, non sarebbe vero nemmeno che gli inquilini hanno continuato a pagare dopo gli avvisi: «I successivi pagamenti non risultano regolari». Alle famiglie, per fronteggiare la situazione, erano state proposte più volte delle camere d’albergo e però, lo conferma perfino lo stesso centro sociale intervenuto che ha scatenato il caos – ci arriviamo subito – le soluzioni sono state rifiutate perché le stanze erano «piccole e distanti trenta chilometri da Bologna, difficile accettare visto che i genitori lavorano in città e i bimbi frequentano le scuole del quartiere. Inoltre», gridano sempre gli attivisti, «una bambina con problemi logopedici ha due visite alla settimana e non può vivere così lontano».
Ora: la prima famiglia è composta da cinque persone, il padre, Abdur, lavora, fa il fruttivendolo. Nell’altra sono in quattro e anche in questa il marito lavora: ai 550 euro di affitto (cifra uguale per entrambe gli appartamenti) contribuisce Hichiam, marocchino impiegato in una ditta di ceramica («È una vergogna, nessuno ci affitta a prezzi che posso permettermi. Ci hanno offerto un hotel ma troppo distante»).
RESPONSABILITÀ
Al cambio della scuola, così come all’affidamento a un altro logopedista, avrebbero potuto provvedere da tempo i Servizi sociali di Bologna, Comune amministrato dal Pd, ma il capogruppo della Lega, Matteo Di Benedetto, ci fa sapere che i casi non sono mai stati affrontati in Consiglio comunale. «Perché non è stata trovata una soluzione? Se ci sono stati attivisti che hanno bloccato o provato a impedire alle forze dell’ordine di fare il loro lavoro, allora devono rispondere delle loro azioni. L’arresto di questi soggetti sarebbe la soluzione più giusta».
Veniamo all’intervento della polizia. Gli agenti per entrare sono stati costretti a sfondare un muro di cartongesso – con loro c’era il proprietario dello stabile – perché li aspettava una guerriglia. Il comunicato della questura risponde indirettamente alla canea sollevata dalla sinistra e fornisce ulteriori dettagli: «Al momento dell’accesso da parte dell’ufficiale giudiziario incaricato dalla Corte d’Appello dentro alle abitazioni c’erano già alcune decine di esponenti del gruppo organizzato, che avevano posizionato tavole di ponte e martelletti pneumatici per puntellare la porta per impedire l’ingresso».
Poi la questura smonta un’altra bufala, e questo trova riscontro nei filmati: «Le forze dell’ordine non sono mai venute a contatto con le famiglie occupanti né coi bambini che si trovavano all’interno di altre stanze al momento dell’accesso, ma solo con gli attivisti che sia dentro che fuori opponevano una decisa resistenza». Torniamo ai proprietari dell’immobile. L’avvocato spiega che «l’ufficiale giudiziario ha condotto lunghe trattative con le famiglie sfrattate, le ha messe in contatto telefonico con gli assistenti sociali».
Altro particolare: «Sono state invitate più volte, vista la presenza di minori, di aprire spontaneamente la porta». E attenzione: «Non è stato un blitz, la data dello sfratto e le modalità erano ben note alle famiglie, che avrebbero dovuto tutelare i minori in modo diverso evitando la loro presenza». Sssh: in Comune della violenza dei centri sociali non si parla e anzi c’è chi ha l’ardine, come Detjon Begaj (Coalizione Civica per Bologna), di invocare gli espropri «per motivi d’interesse generale». Negli stessi minuti il collettivo “Plat”, che già occupa abusivamente uno stabile (in via Carracci) di fronte alla nuova stazione e di fianco a dove il Comune regala pipe di crack, ha occupato con 142 persone un altro edificio. Tra gli occupanti le famiglie sgomberate dalla polizia.
Chissà se il sindaco dem, Matteo Lepore, regolarizzerà anche questa illegalità, dopo quella dello stabile di fronte alla stazione, gestito da Acer, l’azienda che si occupa delle emergenze abitative per le quali chi non occupa deve rassegnarsi. «Il Comune è complice», tuona l’eurodeputato di Fdi Stefano Cavedagna, bolognese, e si riferisce allo sgombero. «L’episodio mette in luce la mancanza d’interventi sull’edilizia residenziale pubblica. Lepore continua a non risolvere il problema, come dimostrano i 6mila nuclei familiari in graduatoria Acer e le centinaia di immobili ancora sfitti». Poi Cavedagna si scaglia sulla nuova occupazione: «Siamo stanchi di una città allo sbando. Lo stabile va sgomberato subito. Il Collettivo Plat è un gruppo di violenti di sinistra». L’immobile era destinato a diventare uno studentato.
Il capogruppo di Fdi alla Camera, Galeazzo Bignami, chiede «tolleranza zero»: «I soliti centri sociali con la scusa dell’emergenza abitativa calpestano la legge e i diritti dei cittadini onesti. Solidarietà alle forze dell’ordine».
I COMPAGNI
Nel frattempo l’immarcescibile Nicola Fratoianni, capo di Sinistra Italiana, chiede al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi di riferire sull’intervento della polizia, che avrebbe agito «con modalità evidentemente oltre ogni logica di ragionevolezza». Il sodale di Bonelli vuole anche sapere «con quali motivazioni si è data la priorità dell’esecuzione di una sfratto per finita locazione di due famiglie con 5 minori». Forse perché il contratto era scaduto da un pezzo. Ilaria Salis festeggia: «Evviva! Dopo lo sgombero violento le famiglie del Comitato anti sfratto insieme al Plat hanno occupato uno spazio abbandonato». Poi l’euro-prodigio di Avs se la prende con Meloni. Il collettivo Plat pochi giorni fa è stato ospite della Salis a Bruxelles per parlare di case. Evidentemente quelle degli altri.

