Nella villetta di via Pascoli a Garlasco, un'abitazione modesta ma ordinata che il 13 agosto 2007 si trasformò in scenario di un orrore domestico, Chiara Poggi, 26enne neolaureata in Economia, fu uccisa con ferocia brutale ci sarebbero ancora misteri e indizi su quanto accaduto.. Il corpo senza vita fu rinvenuto nel seminterrato, riverso sulle scale che dal soggiorno conducevano al piano inferiore, avvolto in una pozza di sangue.
Dopo un processo durato anni, con assoluzioni e condanne alternate, la Cassazione ha condannato a 16 anni Stasi per omicidio volontario, confermando la scena del crimine nel salone: Chiara sorpresa mentre saliva le scale dal garage, colpita ripetutamente con un martello da muratore scomparso, forse un oggetto di casa.Ma oggi, diciotto anni dopo, quel quadro si incrina.
Una colata di sangue copiosa alla base della scala – una macchia vasta, contornata da schizzi irregolari, immortalata in una foto scattata settimane dopo il delitto dai consulenti della difesa di Stasi – riemerge come prova esplosiva. Inizialmente liquidata dai RIS di Parma come semplice gocciolamento post-mortem, è stata ora rivalutata dalla Bloodstain Pattern Analysis (BPA), la perizia depositata il 16 settembre 2024 in Procura a Pavia dal tenente colonnello Andrea Berti dei RIS di Cagliari. Questa relazione di 300 pagine, basata su scansioni laser 3D, fotogrammetria e modelli tridimensionali, ribalta la dinamica: la scala non è più solo il "luogo del ritrovamento", ma il luogo del delitto. Le tracce ematiche suggeriscono un'aggressione prolungata lì, con colpi violenti che collocano l'omicida esattamente nel punto di massima brutalità contro Chiara. La BPA conferma un solo assassino, smentendo teorie di complici, ma introduce una "terza aggressione": schizzi tra il terzo e quinto gradino indicano un ulteriore colpo mentre la vittima era trascinata verso il basso, forse per finirla o nasconderla.




