Il Tribunale del Riesame di Brescia ha annullato, su ricorso dell'avvocato Domenico Aiello, anche il secondo decreto di sequestro dei pm dei dispositivi, tra cui telefoni e pc, dell'ex procuratore di Pavia Mario Venditti, indagato nel filone sul caso Garlasco con l'accusa di corruzione in atti giudiziari. Un primo annullamento, sempre da parte dei giudici, c'era già stato il 17 ottobre scorso dopo le perquisizioni e i sequestri del 26 settembre. Poi, un altro annullamento da parte del Riesame bresciano del decreto di sequestro degli stessi dispositivi aveva riguardato la tranche d'indagine su Venditti ed altri sul cosiddetto "sistema Pavia".
I giudici del Riesame, presieduto da Giovanni Pagliuca, hanno annullato "il decreto di sequestro probatorio" emesso dalla Procura bresciana il 24 ottobre, dopo l'annullamento del precedente nell'inchiesta per corruzione in atti giudiziari che vede indagato anche Giuseppe Sempio, padre di Andrea. Quest'ultimo invece è indagato nel filone principale dell'inchiesta su Garlasco per l'omicidio della 26enne Chiara Poggi nel 2007.
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Nuovo capitolo televisivo sul caso Garlasco a Ore 14 Sera, con Milo Infante. Protagoniste l'avvocata Giada Bocellari...La decisione di annullare il decreto riguarda anche i dispositivi degli ex carabinieri pavesi Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, i cui legali avevano fatto ricorso. I giudici hanno ordinato per tutti e tre la "restituzione" di "tutti i beni sequestrati, unitamente ai dati eventualmente già estrapolati". I dispositivi di Venditti, comunque, restano ancora in mano a pm e investigatori della Gdf bresciana, perché la Procura aveva deciso di effettuare un accertamento irripetibile per le copie forensi e l'estrazione dei dati, ma la difesa, poi, ha chiesto al gip che eventualmente si proceda con incidente probatorio, nominando un perito terzo.
Il legale Aiello, in particolare, aveva fatto notare che, oltre all'assenza di gravi indizi di colpevolezza per procedere con perquisizioni e sequestri, la Procura anche nel secondo decreto sul caso Garlasco, con motivazioni più ampie, non aveva indicato parole chiave per effettuare le analisi sui dispositivi, volendo portare avanti una ricerca a tappeto e, tra l'altro, estesa a livello temporale per 11 anni, dal 2014, quando il magistrato divenne procuratore aggiunto a Pavia, fino a quest'anno. I due parametri, ovvero delimitazione del periodo temporale di estrazione e individuazione delle parole chiave, sono "prescritti dalla norma e dalla Cassazione", ha precisato Aiello.




