«Ringraziamo il sindaco di Torino che ancora permette a questi criminali di restare nella loro base operativa a preparare i prossimi assalti, anche questo ferito è da mettere in conto su tutti quelli che coprono e fanno finta di nulla giustificando la dottrina violenta di Askatasuna, giunta Comunale di Torino compresa».
È durissimo il comunicato della Fsp dopo gli scontri in Valle di Susa, con gli agenti stufi di «restare inermi a fare da bersaglio per poi contare i feriti». Le lesioni inflitte a un collega, a Chiomonte, hanno scatenato tra le forze dell’ordine una dura reazione, compatta e netta. Non è stato solo un episodio isolato: per decine di poliziotti è l’ennesima prova che l’allerta non basta più. Il segretario generale della Fsp, Luca Pantanella, non usa mezzi termini. «Ancora una volta i No Tav Askatanutensi si sono resi protagonisti dell’ennesimo attacco deliberato e organizzato al cantiere. Sono arrivati armati di bombe carta con bulloni e chiodi e hanno lanciato pietre da cinque chili con rudimentali catapulte usando gli alberi come pilastri. Vogliono uccidere il poliziotto perché rappresenta lo Stato». Per questo servono strumenti adeguati. «Chiediamo l’uso di proiettili di gomma e interventi concreti dalla politica».
No Tav, Poliziotto ferito al volto: il patto scellerato con Askatasuna
Per due sere consecutive, domenica e lunedì, circa un centinaio di attivisti No Tav incappucciati hanno attaccato...Anche il Coisp, attraverso il segretario generale Domenico Pianese, punta il dito contro la strategia dei No Tav. «Ci troviamo di fronte a una tecnica eversiva pianificata che nulla ha a che vedere con il dissenso democratico. È inaccettabile che strutture come Askatasuna siano ancora operative e che l’attacco sistematico alla polizia sia considerato un diritto. È necessario intervenire immediatamente per restituire dignità e sicurezza a chi serve lo Stato». Tutti i sindacati di polizia denunciano un clima di crescente esasperazione. Il Silp-Cgil ribadisce la necessità di una «protezione reale e strumenti di difesa efficaci». Il Siulp segnala che gli episodi violenti si susseguono con cadenza inquietante e che il rischio per chi presidia i cantieri è ormai quotidiano anche se «chi aggredisce un poliziotto attacca la collettività». Il malessere tra gli operatori cresce anche per la percezione di un isolamento crescente. «Si lavora in condizioni al limite della sicurezza, e la tensione accumulata rischia di esplodere in situazioni drammatiche», aggiungono fonti sindacali. Dietro ogni presidio si accumulano troppi rischi reali. «Serve un cambio di passo immediato. Non si può continuare a contare i feriti tra i nostri colleghi», sintetizza un comunicato congiunto dei sindacati. Per Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, «questi sono dei delinquenti professionisti del disordine. Prima o poi ci scapperà un agente morto se non si ferma questa scia di violenza».
Da Ramy all’alta velocità: l’opposizione scelga da che parte stare
Capita, scanalando con il telecomando, di sentire qualche politico di sinistra che attacca il governo sulla sicurezza, c...A rendere ancor più evidente il disagio che serpeggia fra le forze dell’ordine sono le reazioni legate alle proteste per l’Ambrogino assegnato al nucleo Radiomobile di Milano, coinvolto nel caso Ramy. «C’è ancora chi, per motivi ideologici, confonde la legalità con l’illegalità», sottolinea Paoloni, «chi ha il dovere di far rispettare le regole e chi non sa cosa siano le regole, chi rischia per garantire la sicurezza del Paese e chi la mette a repentaglio. Il Radiomobile dei carabinieri compie un lavoro straordinario e chi non lo vuole riconoscere è in malafede. Delegittimare le istituzioni o parte di esse è pericoloso e chi lo fa se ne deve assumere le responsabilità». «L’Ambrogino conferito ai carabinieri, alcuni dei quali nel mirino mediatico per la vicenda dell’inseguimento che ha portato alla morte di Ramy, va letto come un riconoscimento al valore di chi ogni giorno combatte il crimine», gli fa eco Pianese, «nulla toglie alla tragedia della morte di un ragazzo, ma nel nostro Paese si deve distinguere chiaramente tra chi fugge alla vista delle Forze dell’Ordine e chi rischia la vita per far rispettare la legge». Dal Nuovo sindacato carabinieri, infine, sottolineano come i detrattori dell’Arma «non hanno voluto abbassare i toni, colpevolizzando chi fa il proprio dovere. E certi gesti della politica, di sostegno ai dissidenti, con la magistratura che li asseconda, sono incomprensibili».




