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Garlasco, "la nostra rovina": l'intercettazione che può scagionare Alberto Stasi

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martedì 9 dicembre 2025
Garlasco, "la nostra rovina": l'intercettazione che può scagionare Alberto Stasi

2' di lettura

Un'intercettazione risalente al 2007, anno del delitto di Garlasco, potrebbe scagionare Alberto Stasi. Quest'ultimo è stato condannato per l'omicidio della sua ex fidanzata, la 26enne Chiara Poggi, trovata senza vita il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia. Oggi la procura di Pavia ha riaperto le indagini concentrandosi su un'altra persona, Andrea Sempio, amico del fratello della vittima. Dell'intercettazione che potrebbe cambiare tutto si è parlato durante la trasmissione di Nicola Porro, Quarta Repubblica, in onda su Rete 4. 

Una delle conversazioni intercettate vede al centro Stasi e il padre Nicola, con quest'ultimo che avrebbe ricordato al figlio che “la nostra speranza è che trovino subito qualcosa da queste indagini su tutti quei reperti che hanno lì a Parma, se no è la nostra rovina”. Poi avrebbe esortato il ragazzo, scosso e abbattuto per quanto successo, a “cercare di risollevarti” dalla bufera mediatica che lo aveva travolto in quel periodo. Da parte sua, Stasi avrebbe detto che “peggio di così non poteva andare” e si sarebbe definito “la persona sbagliata nel momento sbagliato e nel luogo sbagliato” dato che “l’ho vista per ultimo io, l’ho trovata io ed ero a casa da solo”. Poi avrebbe ribadito chiaramente di essere "innocente” spiegando al padre che “siccome c’è il dubbio, se non trovano altro vado a processo io”. "Seppur sia tutto contro di noi, non hanno ancora finito le indagini e in quella casa non hanno trovato tutto”, avrebbe risposto il padre. Ma Stasi si sarebbe detto convinto del fatto che “con tutto il casino che c’è, se le prenderanno con me“.

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Un'altra intercettazione, però, potrebbe addirittura scagionare Stasi. Quest'ultimo, parlando con un amico, avrebbe raccontato che “venerdì ho avuto la visita e hanno sequestrato l’antifurto“. L’amico allora avrebbe detto che “da lì però non si vede il numero di entrate e uscite”. E Alberto avrebbe risposto che “no [non si possono vedere], anche perché l’abbiamo chiesto subito a quello che ce l’ha montato”, sostenendo che se fosse stato possibile verificare gli ingressi e le uscite “a questo punto ero già bello che a posto da un mese” dato che “l’ho messo quando sono entrato in casa [presumibilmente la sera prima del delitto di Garlasco, ndr.] e l’ho tolto tipo a mezzogiorno e mezzo“.

Quanto da lui detto, però, non è verificabile dal momento che manca proprio quella memoria che avrebbe potuto registrare l’attivazione e la disattivazione dell’allarme. In caso contrario, si sarebbe potuto parlare di un alibi inconfutabile per Stasi: se l’allarme fosse stato disattivato alle 12:30, infatti, il giovane non sarebbe potuto uscire di casa nell’orario dell’omicidio, identificato dalla Cassazione nella sentenza di condanna tra le 9:12 e le 9:35.

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