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Altri 30 immigrati fuggono dai centri di identificazione di Trapani

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Con la maxi fuga torna di attualità il tema sui flussi migratori. Iacolino, eurodeputato Pdl. "La Ue ci deve dare una mano"

Roberto Amaglio
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L'hanno sollecitata i numerosi organi di stampa internazionali che si sono occupati del problema; nel nostro piccolo, pure Libero-news aveva fatto notare come nella gestione dell'immigrazione clandestina servisse un intervento deciso, organico e strutturato da parte dell'Unione Europea. Ora a rilanciare il grido d'allarme è intervenuto anche Salvatore Iacolino, europarlamentare Ppe-Pdl, il quale è tornato sul tema in riferimento alla maxi evasione di oltre 20 immigrati clandestini dal Centro di identificazione ed espulsione di Trapani. Evasione – Il fattaccio, avvenuto nella notte tra lunedì e martedì, ha infatti riportato in auge i problemi di sovraffollamento e di gestione di queste strutture, dove gli immigrati possono restare per sei mesi: episodi simili si erano già verificati a Gorizia (25 immigrati fuggiti a Ferragosto), a Brindisi e a Milano, oltre allo stesso Cie di Trapani, dove il 14 luglio altri quattro immigrati avevano cercato di tagliare la corda. Sforzi coordinati - "La fuga di una trentina di immigrati dal Cie di Trapani impone l'esigenza non più differibile del rafforzamento dell'impegno dell'Unione europea per rendere più equilibrata la distribuzione dei flussi migratori nei Paesi dell'Ue", sostiene Iacolino. "La dedizione e le energie profuse dal Governo italiano, se pur apprezzabili, con la stipula di più accordi bilaterali di cooperazione, da soli non bastono. Accanto alla continua solidarietà responsabile mostrata dal governo italiano, occorre ribadire ancora una volta la necessità che sia l'Unione Europea a farsi carico responsabilmente di questo dovere, collegando la distribuzione dei flussi migratori con le effettive esigenze del mercato del lavoro negli Stati membri dell'Ue, nel rispetto della dignità della persona".

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