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Pensioni, slittano i requisiti minimi per quelle anticipate: manca il decreto anche per l'Ape sociale

Gino Coala
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La riforma delle pensioni voluta dal governo Lega-M5s rischia di incartarsi, a meno che l'esecutivo non definisca il prima possibile regole e dettagli per l'applicazione della "quota 100". Il decreto legge non è stato ancora approvato dal Consiglio dei ministri, intanto il calendario avanza, riducendo le possibilità di mettere in pratica il provvedimento. Leggi anche: Pensioni, punito anche chi prende 1200 euro al mese: le cifre del salasso Il primo esempio è sui requisiti minimi per la pensione anticipata. Il governo si era impegnato a bloccare l'aumento di cinque mesi, prevista per chi al 31 dicembre raggiungeva i 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno per le donne, a prescidere dall'età. Senza il decreto però l'aumento della soglia minima è scattato dal 1 gennaio. E quindi per la pensione anticipata sono necessari 43 anni e 3 mesi per andare in pensione. E non fanno eccezione i lavoratori "precoci", cioè quelli che hanno cominciato prima dei 18 anni: per loro sono necessari 41 anni e 5 mesi per andare in pensione. Il discorso non cambia anche per "opzione donna" e Ape sociale, che dovevano essere prorogati anche nel 2019, ma per il momento si sono fermati a essere validi fino al 31 dicembre. La prima misura permetteva di andare in pensione prima per le lavoratrici con almeno 35 anni di contributi e 58 anni di età, senza decurtazioni di assegno. La seconda misura interessa i lavoratori svantaggiati che accedono all'Ape sociale, un assegno a carico dello Stato corrisposto a determinate categorie a partire da 63 anni.

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