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Fini, ok a modifiche sul processo breve

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E su Napolitano: "Quando il Parlamento lavora, il capo dello Stato deve tacere"

Maria Acqua Simi
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Il presidente della Camera Gianfranco Fini torna sul processo breve: "Il giudizio va dato solo alla fine dell'iter". Ricordando che dopo il sì del Senato bisogna attendere "il secondo round al Parlamento",  il presidente della Camera ha sottolineato che sul processo breve "modifiche sono già state fatte dal Senato" e che "altre potrebbe farle la Camera". "Era certo rimproverabile costituzionalmente - ha detto Fini - che ci fossero norme valide solo per incensurati. Il Senato ha modificato". Per Fini, occorre "attendere il testo finale per dare un giudizio definitivo, infatti anche la Camera potrebbe apportare altre modifiche". Ancora: "Rispetto a ciò che dissi sul fatto che bisognava dare più fondi alla giustizia - ha aggiunto - qualcosa è avvenuto: una prima cospicua risorsa finanziaria per la macchina della giustizia è arrivata con la Finanziaria". "Anche se non sono sufficienti al 100 per cento, le risorse ci sono", ha scandito Fini, per il quale, tuttavia, "sul testo del Senato, le risorse non sono l'aspetto centrale. Ci sono - ha spiegato - alcune altre questioni che meritano di essere approfondite". Fini ha criticato poi quanti chiedono che il presidente della Repubblica intervenga su provvedimenti come il processo breve, in discussione in Parlamento. "Non si può ipotizzare che mentre il Parlamento lavora il capo dello Stato parli: pensare ad una cosa del genere significa non conoscere il nostro ordinamento perché quando il Parlamento lavora il capo dello Stato deve tacere".

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