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Dopo la Grecia, è la Romania a tremare

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Tagli di stipendi pubblici (25%), di pensioni e sussidi (15%) per far rientrare il debito

Roberto Amaglio
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Ci eravamo abituati a sentirlo pronunciare dal premier ellenico Giorgos Papandreou. Ma evidentemente i sacrifici economici e le impopolari misure "Lacrime e sangue toccheranno anche alla Romania. Oggi, infatti, il presidente Traian Basescu ha annunciato un piano d'austerità improntato al rigore e ai rubinetti chiusi, reso necessario da un debito pubblico che, esattamente come in Grecia, rischia di sfuggire di mano. Bucarest ha infatti deciso di intervenire sul fronte della spesa pubblica con un piano d'austerità che prevede, tra le altre cose, un taglio dei salari dei dipendenti pubblici e delle società partecipate del 25%, con un taglio di sussidi e delle pensioni del 15%. Oltre ai tagli economici, prevista una contrazione della forza lavoro nella pubblica amministrazione di oltre 70000 unità. E, come da copione, la piazza e la gente comune non ha preso bene queste decisioni, che stanno provocando un enorme malcontento. Oggi i pensionati hanno chiesto la testa del presidente Basescu. Il 19 maggio sarà la volta dei sindacati, già sul piede di guerra e con uno sciopero nazionale organizzato proprio per quella data. Infuriati anche gli insegnanti che minacciano di mettersi in sciopero "sine die" dal 31 maggio, facendo saltare così l'anno scolastico. Oltre ad andare a frugare tra le tasche dei dipendenti pubblici e dei pensionati, il governo di Bucapest avrà anche l'obbligo di buttarsi sul mercato per prendere in prestito i 5 miliardi di euro che necessita immediatamente per impedire che il disavanzo statale superi il 9%. A tal proposito, però, la commissione Fmi ha vincolato lo sblocco della quinta tranche del prestito (850 milioni di euro) alla realizzazione di una sterzata decisa che porti il deficit 2010 entro il limite del 6,8 per cento del Pil nel 2010. Senza questa stretta sui conti, non se ne fa nulla.

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