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Strauss-Kahn: "nessun pericolo ungherese"

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Il direttore del Fondo Monetario Internazionale interviene per calmare i mercati

Tatiana Necchi
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"Sono rimasto sorpreso". Da Bruxelles il direttore generale del Fondo monetario internazionale Dominique Strauss-Kahn rassicura i mercati sul pericolo Ungheria. Non c'è "nessuna ragione speciale di preoccupazione". Dopo un incontro con il premier Jean-Claude Juncker, presidente dell'Eurogruppo, Strauss-Kahn calma le acque attorno l'allarme lanciato venerdì scorso da Budapest. Il piano del governo ungherese – Il governo ungherese presenta oggi un piano per il rientro del deficit pubblico ai livelli concordati con Fmi e Ue (al 3,8%), tentando di invertire la pericolosa rotta imboccata venerdì scorso con le dichiarazioni allarmiste sui propri conti. Allarmismo che ha fortemente contribuito a scatenare l'ultima tempesta sui mercati finanziari, al crollo del fiorino e a far scivolare l'euro a minimi dimenticati da tempo. Non siamo la Grecia - Budapest tenta così di far quadrare il cerchio dopo l'allarme lanciato venerdì scorso sul rischio di bancarotta e dopo le dichiarazioni delle ultime 48 ore: l'obiettivo è quello di rassicurare i mercati internazionali e l'elettorato ungherese. Dunque l'esecutivo del premier Viktor Orban prende un altro po' di tempo e rinvia a domani la pubblicazione del programma per contenere il deficit come ha riferito il ministro dell'Economia Gyorgy Matolcsy al canale Tv2. mentre in un'altra intervista alla Cnbc ha detto: «È lampante che l'Ungheria non è la Grecia. Terremo il nostro deficit al 3,8% quest'anno  - continua a spiegare il ministro -  Questo dovrebbe tradursi in un programma di semplificazione fiscale su tre anni, con l'introduzione di una flat tax dal gennaio 2010 e un nuovo quadro per la fiscalità dei nuclei familiari». Al via i tagli - Sabato il premier Viktor Orban è stato costretto a convocare una sessione straordinaria del suo nuovo esecutivo, per cercare di rimettere su un binario di normalità la prospettiva dell'economia ungherese. Le luci rosse sono state fatte scattare proprio da un suo portavoce, che aveva evocato il rischio di bancarotta. Il fedelissimo vice-presidente del partito governativo Fidesz, Lajos Kosa, ha paragonato la situazione ungherese a quella della Grecia. Una mossa che ha spinto Budapest a procedere con tagli pesanti. Aggiustare la rotta - Oggi però arriva il nuovo capo missione del Fondo Monetario per l'Ungheria, Christoph Rosenberg e la rotta va aggiustata. Ed ecco che già sabato Orban ha ordinato una marcia indietro sull'allarme insolvenza, spunto per l'ennesima ondata di forti cali sui mercati internazionali. Anche il commissario europeo agli Affari economici, Olli Renh, ha ridimensionato il problema ungherese, parlando di esagerazioni. «L'Ungheria ha compiuto seri progressi nel consolidamento delle sue finanze pubbliche negli ultimi due anni», ha rilevato sabato incontrando i giornalisti al termine del G20 finanziario a Busan, in Corea del Sud. La situazione fino a oggi - Tra allarme e ottimismo, la realtà delle finanze ungheresi sembra ancora in salita. Ma non appare come un'impresa disperata. Nell'autunno 2008, quando davvero si temeva il default, Fmi, Ue e Banca Mondiale hanno accordato un prestito da 20 miliardi di euro. La Banca centrale di Budapest prevede il deficit pubblico in leggera crescita, al 4,2-4,3%, ma niente di quanto prospettato dal governo venerdì scorso (7, sino a 7,5%). Dal 2006 al 2009, il deficit pubblico è stato ridotto dal 9% del Pil al 4%. E in attesa dei dati definitivi tra due giorni, l'economia dello stato centro-europeo mostra segnali di crescita (+0,9% rispetto al primo trimestre del 2010).

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