Bossi critica Cav: "Sarà invasione profughi"
La Lega Nord non ci sta. "Rischio Al Quaeda. Alcuni ministri parlano a vanvera. Siamo pronti a prenderla in quel posto" / PARAGONE
La Lega alleata di Gheddafi? Questa è davvero grossa, ma - ahinoi – nella foga delle dichiarazioni a vanvera qualcuno ha detto anche questo. Il ragionamento, in parole povere, sarebbe il seguente: per evitare l'arrivo degli immigrati sulle coste italiane, Tripoli val bene una messa. Ovviamente non è così e i dubbi della Lega, alla fine, saranno ancora una volta i dubbi di non pochi italiani. I quali, nei sondaggi, hanno già capito che l'attacco conseguente alla no-fly zone comporta più rischi che benefici. C'è stato anche chi ha abbinato l'astensione padana alle bizze che faceva la sinistra massimalista ai tempi di Prodi in nome del pacifismo senza se e senza ma. La posizione della Lega non è, per quel che conosco la Lega, una posizione ideologica o meglio ideal-purista: è vero che Bossi ha più volte dubitato sull'opportunità a trattenere i militari nei fronti caldi del Medio Oriente o altrove, però non lo vedo sotto una bandiera arcobaleno, missionario di un concetto ideale che poco appartiene alla politica di tutti i giorni. Allora perché il Carroccio se n'è uscito con questa posizione? Ieri Bossi lo ha detto chiaro e tondo. «Con i bombardamenti verranno qui milioni di immigrati. C'è il rischio che con i bombardamenti perdiamo il petrolio e il gas. Penso che la posizione più equilibrata sia quella della Germania. Era meglio essere più cauti... Ora rischiamo Al Qaeda a casa nostra». E a chi gli domandava se la prudenza del Carroccio potesse creare attriti nel governo, l'Umbertone ha svelato: «Il consiglio dei ministri aveva rallentato l'appoggio con posizione cauta di non partecipazione diretta... Siamo abilissimi a prenderla in quel posto. E poi ci sono dei ministri che pensano di essere più del premier e parlano a vanvera». Un messaggio chiaro ai colleghi La Russa e Frattini. Nella sua ruvidezza il Senatur può aver ragione: chi ce lo fa fare attaccare, per dirla con Feltri, il beduino? Poche storie, le guerre si fanno perché si ha una qualche convenienza a farle. Nessuno ha voglia di difendere Gheddafi, tanto meno qualcuno si sogna di immortalarsi a sostegno delle sue angherie, dei suoi soprusi e dei suoi capricci. Le domande, dunque, non debbono puntare su Gheddafi (o non solo su Gheddafi) ma su chi e perché ha acceso i motori dei caccia, direzione Libia. In altre parole, perché la Francia ha avuto tanta fretta? Le risposte sono tante e quasi tutte corrette: perché Sarkozy, in vista delle elezioni, deve cancellare la figuraccia del suo governo rispetto alla sottovalutazione delle questioni marocchina ed egiziana. Perché resettando il potere di Gheddafi può accomodarsi alla tavola energetica libica. Perché infine Sarkozy non vuole bruciare i link coi ribelli nella Libia che verrà. Lo stesso può valere per la Gran Bretagna e più ancora per Obama, il quale sta puntando il proprio prestigio e le proprie carte su uno scenario insolito per gli americani. Se tutti hanno qualcosa su cui puntare, perché mai allora Bossi dovrebbe acconsentire di unire l'Italia gratuitamente all'alleanza? Il Senatur non è tipo da concedere sconti e allora, pragmatico com'è, s'è fatto due conti (esattamente come tutti gli altri). E si è detto: a chi giova una instabilità del Mediterraneo? Il nocciolo della questione è tutto qui. E non è un caso se la Cancelliera Angela Merkel non sta facendo i salti di gioia; ella sperava che la decisione in seno al Consiglio di Sicurezza dell'Onu fosse meglio ponderata e non si consumasse sulla scia dei pur gravi fatti libici. In pochi ci hanno fatto caso, ma le parole di D'Alema – politico accorto soprattutto quando parla di politica estera – sono state di grande prudenza, evocando l'esigenza di un'alleanza più ampia e comprensiva dell'ombrello Nato a protezione del Mediterraneo e di chi – l'Italia – è al centro di quello scenario caldo. Per chiudere, Bossi non è amico o alleato di Gheddafi (una sciocchezza solo pensarlo), Bossi è amico ancora una volta della realpolitik. Non vuole che a pagarne le spese siano gli italiani, i quali sarebbero i più esposti a scenari di conflitto. Una Libia senza guida e quindi “somalizzata” creerebbe proprio all'Italia un mare di problemi. Ultima domanda avvelenata: la Lega preferisce Gheddafi? Non credo proprio. La Lega, al netto del suo atteggiamento propagandistico sui 150 anni, si dimostra partito politico con piglio machiavellico: né in Italia né all'estero è disposta a regalare alcunché. Se ci guadagnano gli altri, ci deve guadagnare anche l'Italia, nel senso che non possiamo in seguito trattare con più interlocutori per l'immigrazione, per gli assetti finanziari, né per le risorse energetiche. Bossi, ancor prima che ai ribelli di Bengasi, dimostra di pensare alla sicurezza degli italiano (Lampedusa rischia di diventare quell'incubo che Maroni ha a lungo scacciato), all'energia degli imprenditori padani e a uno strapotere franco-britannico (sotto l'orbita americana) in Europa. Ecco perché il Senatur non è un matto. di Gianluigi Paragone