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Cav e Chiesa: accordo sul dopo Masi. Il vertice Rai sarà Lorenza Lei

Svolta storica in viale Mazzini: per il ruolo di direttore generale tutti vogliono una donna / SPECCHIA

Giulio Bucchi
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Beata Lei. Nel senso di Lorenza Lei,  45 anni, bolognese, soffiatrice di vetro per hobby e vicedirettore generale risorse artistiche e area gestionale Rai per mestiere, ora papabilissima prossima direttrice generale Rai. Gli aggettivi “beata” e “papabilissima” nel caso della Lei non sono casuali. Perchè, dopo la dipartita di Mauro Masi da ieri nuovo ad della Consap, la Concessionaria Pubblica di servizi assicurativi, i tre principali esponenti (Papa escluso) della Chiesa cattolica hanno caldeggiato, vis à vis la nomina della Lei direttamente con Silvio Berlusconi. «E allora, ci siamo? Quand'è che un cattolico riconosciuto torna alla guida della Rai? Il servizio pubblico deve tornare tale, bisogna tornare ai valori...». Con all'incirca queste parole Tarcisio Bertone Segretario di Stato vaticano, Angelo Bagnasco presidente Cei e Camillo Ruini voce ascoltatissima alla Santa Sede hanno -separatamente- avvicinato il premier invocando il nome della Lei per la nuova stagione del rigore di viale Mazzini. I colloqui sono avvenuti a più riprese, quasi una liturgia, tra un'impennata governativa, un attacco di/a Santoro e un bunga bunga; spesso si son consumati  nell'austero Palazzo Borromeo sede dell'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede. Gli ultimi incontri risalirebbero a febbraio, cena di nunziatura per l'anniversario dei Patti Lateranensi. Quasi un'aria mistica avrebbe avvolto i colloqui tra Silvio e gli alti prelati. Bertone, che della Lei è l'estimatore più determinato sin dai tempi in cui la dirigente era responsabile di Rai Giubileo, ha avvicinato anche Giulio Tremonti, tanto per essere sicuri. E il ministro del Tesoro, che sulla designazione del dg è determinante, ha acconsentito. È la prima volta che il Vaticano si muove direttamente, e in quadrata falange.  Masi, in Rai, era un corpo estraneo. Si fosse impuntato nell'ancorarsi alla poltrona, lo si sarebbe potuto scollare solo sfiduciandolo. Forse. Procedimento macchinoso e disonorevole. Sicchè la Lei, candidata spendibile anche con Udc e opposizione, potrebbe essere il Tavor dell'inesausta crisi di nervi a viale Mazzini. D'altronde, sussurrano in ambienti ecclesiastici «Sono 17 anni, da Gianni Pasquarelli che i cattolici riconosciuti non sono al comando». E Lorenza Lei, di famiglia laica e convertita a vent'anni «impastata di valori ma non bigotta», sarebbe una scelta oculata, dati i tempi. Lei, oltre ad essere “cattolica riconosciuta”  sarebbe la prima donna a ricoprire il ruolo; brilla non d'immagine ma di risultati; e, data la sua conoscenza strategica della Rai (Masi non possedeva nè la conoscenza nè la strategia), potrebbe risolvere morbidamente il “caso Santoro”. Inoltre Lei - da non trascurare- è assai vicina all'ex direttore generale Agostino Saccà di cui fu capostaff. Saccà, travolto anni fa dal “caso intercettazioni” nè è uscito oggi vergine e intonso ancorchè richiedente alla Rai 8 milioni d'indennità per l'onore ferito. Lei potrebbe risolvere anche questo problemino. Certo, spuntano anche candidati al ruolo di “d.g”: il  consigliere Antonio Verro, il capo della fiction Fabrizio Del Noce, Guido Paglia boss delle Relazioni esterne. Voci dal sen fuggite nei corridoi Rai che avrebbero irritato sia Berlusconi che Tremonti, al punto che il cda Rai previsto per il 4 è anticipato di due giorni. Comunque sia, si chiude l'era Masi. E in molti tirano un sospiro di sollievo, specie Santoro che ad Annozero gli ha augurato un «un grande grandissimo in bocca al lupo» (tradotto: “Fora dai ball”). Masi va alla Consap con uno stipendio di 765mila euro contro i 715 Rai e lascia un ricordo indelebile. Anzi,  difficilmente smacchiabile. Ci sono l'inchiesta di Trani, la gestione del caso Santoro e le circolari di “Vieni via con me”, la pesciata in faccia in diretta ad Annozero e perfino un'autocandidatura ad una trasmissione Endemol (rivela Il Fatto); che Masi non abbia brillato è un eufemismo. Dalla presidenza del Consiglio si fa soprattutto notare che Berlusconi ormai si fidasse di lui come Napoleone di Talleyrand. Pochino. Specie in riferimento al caso della carta di credito di Minzolini il quale fino a prima del 14 dicembre -quando si pensava Berlusconi cadesse-  fu esposto al pubblico ludibrio; e ai molti favori fatti all'amico guascone Gianfranco Fini prima e dopo la nascita di Fli: assunzione di amici direttamente col grado di dirigenti, contratti milionari alle suocere casalinghe, ecc. Etica, risultati e understatement chiedono alla Rai le alte sfere vaticane. È durissima ma ci si può provare... di Francesco specchia

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