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Ecco la Napoli di De Magistris: botte alla polizia e 44 roghi

Il sindaco dei miracoli: gli restano tre giorni per pulire Napoli. Tonnellate di rifiuti e le disceriche bloccate. Ma lui ci crede ancora

Andrea Tempestini
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«Far debiti con la bocca» è tipica espressione campana per indicare chi si sbilancia promettendo quel che non è in grado di mantenere. Succede così che da 5 sono diventati già 3 i giorni entro i quali «Napoli sarà ripulita dalla spazzatura», come ha annunciato urbi et orbi il sindaco di Napoli Luigi De Magistris. È un suo antico vizio annunciare azioni eclatanti e risolutive che vanno poi a sfracellarsi contro il muro della realtà: «Abbiamo scoperchiato la pentola del malaffare... Abbiamo messo le mani su un'organizzazione trasversale che sottrae danaro pubblico in favore dei poteri forti e dei colletti bianchi», recitava al tempo delle sue mitiche inchieste calabresi. All'epoca ne pagarono - e ne pagano - tragiche conseguenze decine di soggetti estranei, mentre lui spiccava il volo della politica. Oggi, se otterrà lo stesso risultato inscritto nel suo palmares di magistrato, a rischiare grosso sarà la terza metropoli d'Italia. E non solo. Ma tant'è: l'hanno deciso i napoletani, si chiama democrazia. IN RIVOLTA Il calcolo aritmetico fatto dal sindaco è veritiero: se la città produce 1.250 tonnellate al giorno e a terra ce ne sono ancora più di 2mila, raccogliendo il deposito giornaliero e una frazione del residuo, in cinque giorni ce la faccio. Questo in condizioni normali e in una città normale: cioè non a Napoli. Le ultime ore sono la copia carbone di quel che a ciclo alterno è successo negli ultimi 17 anni: roghi, incendi, cassonetti rovesciati, scontri. Sommerse vie importanti del centro cittadino, da piazza Nicola Amore a via Toledo a via Duomo. A Caivano e Acerra, dopo l'ordinanza del presidente della Provincia, Luigi Cesaro, sono stati aperti due siti ma, neanche il tempo di sbloccare i catenacci dei cancelli, che subito è scoppiato il finimondo tra forze dell'ordine e manifestanti. A capeggiare la rivolta il sindaco di Caivano, Antonio Falco, «deluso da un provvedimento che contraddice gli accordi sottoscritti e che neppure mi è stato comunicato». Nel capoluogo gli incendi appiccati hanno superato il numero di 44 cui erano giunti intorno alle 17 di domenica. Insomma, la Napoli che ti aspetti, dove nessuno sa cosa fare veramente e tutti dicono tutto. Scavare buche nel terreno dove stipare la catena montuosa di spazzatura - unica vera soluzione d'emergenza - è vietato solo pensarlo, e nessuno ha il coraggio di infrangere questo tabù (al netto di immediate modifiche legislative). Spunterebbe il primo Saviano che passa a prendersela con la camorra: e tutto torna al punto di partenza. Figurarsi se lo fa De Magistris il quale, se da magistrato se la prendeva con i poteri forti che non l'hanno lasciato lavorare, ora da sindaco diffonde un sempreverde «colpa della Lega e del Governo che hanno fatto come Ponzio Pilato. Ho scarsa fiducia che facciano il decreto sblocca-flussi». PAROLE SU PAROLE Potrebbe pure aver ragione, nessuno pretende risolva tutto in un battibaleno: nessuno tranne lui stesso e a meno di 48 ore dalla scadenza che si è auto-assegnato per pulire Napoli. Dopodomani volerà a Bruxelles, insieme al governatore Caldoro, per un sopralluogo europeo a caccia di soluzioni (finanziarie). Se qualcuno vuol rendersi conto del perché continua a succedere quel che succede, prenda queste parole del vice-sindaco e assessore all'Ambiente, Tommaso Sodano, uno dei più feroci teorici antagonisti contro l'inceneritore di Acerra ai tempi di Bassolino: «Esprimo solidarietà e comprensione alle popolazioni di Acerra e Caivano per il mancato rispetto degli accordi sottoscritti gli anni passati. Pur non avendo competenza nell'individuazione delle aree per lo stoccaggio e il trasferimento dei rifiuti fuori da Napoli, offro comunque la mia disponibilità per favorire tutte le possibili soluzioni condivise per ripulire Napoli e la sua provincia dall'immondizia ed avviare finalmente un ciclo virtuoso dei rifiuti». Solidarietà, comprensione, soluzioni condivise, ciclo virtuoso. Chiacchierume d'annata: da 17 anni la Campania, salvo rare eccezioni, accumula pure questa roba qui insieme alla munnezza. di Peppe Rinaldi

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