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La ricetta del premier: 8 punti per l'intesa entro settembre

Il premier si mostra ottimista e fissa le linee essenziali per il patto con le parti sociali. "Avanti con le riforme"

Costanza Signorelli
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Un premier più ottimista quello che si è visto giovedì durante l'incontro tra il governo e le parti sociali. Un incontro che aveva come aspirazione la condivisione di misure urgenti per combattere la crisi globale che ha colpito anche l'Italia. Hanno partecipato, insieme al Presidente del consiglio, un considerevole numero di ministri, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta e i più importanti rappresentanti delle parti sociali: Marcegaglia (Confindustria), Camusso (Cgil), Bonanni (Cisl) e Angeletti (Uil). "L'incontro di questa mattina mi lascia molto ottimista sulla volontà di tutti di rimboccarsi le maniche e collaborare" dice il Cva e continua: "nell'incontro odierno, c'è stata una concordia che non ho mai notato negli incontri con le parti sociali negli ultimi 18 anni". Poi ancora: "l'immagine del Paese che viene data dai mass media sullo stato dell'economia è molto più negativa della situazione reale". Insomma Silvio Berlusconi si mostra positivo, fiducioso, anche sui mercati, un argomento che sembrerebbe essere indifendibile, non certo per sua responsabilità ma per un oggettivo scivolamento verso il basso degli indici di borsa nelle ultime settimane. Ma ostenta sicurezza: "Non credo che la crisi si aggraverà e non dobbiamo essere spaventati dal fatto che, per esempio, possono mantenersi gli spread attuali, perchè comunque sarebbero riferiti a delle particelle di debito pubblico". Agenda in 8 punti - Ma non è solo l'ottimismo che emerge, il vero protagonista del discorso odierno del premier è un pragmatismo recuperato. Berlusconi fissa le scadenze e detta l'agenda. Si persenta all'appuntamento con le parti sociali, con un elenco preciso di otto punti, che chiede di condividere: il pareggio di bilancio e la libertà economica da inserire in Costituzione,la riforma assistenziale e fiscale, la modernizzazione delle relazioni industriali e del mercato del lavoro sia nel settore pubblico che nel settore privato, la finanza e le reti di impresa con particolare attenzione all'internazionalizzazione, l'accelerazione delle opere pubbliche e delle infrastrutture energetiche e delle nuove reti di telecomunicazioni, privatizzazioni anche dei servizi pubblici locali e liberalizzazioni, costi e semplificazione della politica, della burocrazia e delle funzioni pubbliche centrali e locali, infine i fondi strutturali europei. E al termine dell'incontro a Palazzo Chigi, come a dimostare che si fa sul serio, detta le scadenza: "Il confronto tra governo e parti sociali proseguirà senza soluzione di continuità per arrivare entro settembre ad un patto per la crescita. "Avanti con le riforme" - Nella conferenza stampa a margine dell'incontro, Berlusconi ha ribadito come punto di partenza il pareggio di bilancio, ricordando che "se questo principio fosse passato negli anni '80 e fosse nella Costituzione noi adesso avremo a che fare con un debito pubblico risibile rispetto alla montagna con cui dobbiamo fare i conti". Ma non è tutto da buttare. Fermo restando che si deve "cambiare l'architettura istituzionale dello Stato per agganciare la crescita e rendere più celeri le procedure" ed eliminare i "gap infrastrutturali", secondo il premier l'immagine dell'Italia è più negativa della situazione reale, mentre le Borse sono come "orologi rotti, che non danno l'ora esatta". Il messaggio del Cavaliere agli italiani è chiaro: "Non spaventatevi dei mercati, tenetevi i titoli nel cassato". E ancora: "Non credo che la crisi si aggraverà e noi non dobbiamo essere spaventati dal fatto che gli spread possano rimanere a livelli attuali, perché comunque l'aumento degli interessi afferirebbe soltanto a frazioni che comportano un incremento dei costi molto relativo". Il premier, come ribadito ieri alla Camera, tra i buuh dell'opposizione, si sente un azionista in trincea: "Ho aziende in Borsa, io investirei prepotentemente nelle mie aziende che continuano a fare utili".

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