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Prove tecniche per un golpe: anti-Silvio assaltano Camera

Attacco dei Cobas fuori da Montecitorio nel corso della votazione sulla manovra. Ma i precari non hanno motivi veri per protestare

Andrea Tempestini
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Se assalto in piena regola non è stato, è solo per il numero: non erano moltissimi. Ieri davanti a Montecitorio c'erano truppe smagrite rispetto a quelle che il 22 giugno scorso diedero l'assalto al Palazzo, provocando la carica della polizia. I Cobas erano gli stessi, gli slogan pure (non è più tempo della fantasia al potere). Il motivo per assaltare il palazzo se lo sono perso per strada. A giugno l'occasione era protestare contro qualche battuta di Renato Brunetta sui precari. A settembre le battute  non c'erano più, e molti precari nemmeno: il governo li aveva già assunti con calo di brache inatteso. Per questi ieri erano meno, ma più violenti. Si capisce l'arrabbiatura: il governo cala le brache con tutti, perfino con i falsi precari di Napoli e Palermo e solo io ne resto fuori? Ottenuto l'insperato dopo il primo assalto di giugno, questi ci hanno preso gusto e riprovato con tanto di arsenale. I poveri turisti stranieri che ieri passavano per le strade del centro di Roma hanno sgranato gli occhi: quella era la città eterna o un quartiere di Baghdad? Decine di scalmanati armati di bombe carta, razzi, fuochi vari, cuori di vitello, bastoni, e armi inventate per l'occasione hanno terrorizzato i passanti, lordato vetrine e le camionette della polizia, scassato qualche motorino che romani ignari avevano parcheggiato da quelle parti. Poi sono riusciti a dare letteralmente l'assalto al palazzo, giungendo quasi davanti al portone di Montecitorio. Con loro avevano più innocui gavettoni pieni di acqua e ne ha fatto le spese il povero ex ministro Andrea Ronchi, prima assalito e preso a contumelie dalla folla dei Cobas minacciosi e sbandieranti, poi bagnato come un pulcino con la scorta che l'ha trattenuto prima che da eroico suicida provasse a ridarsi l'onore da solo al grido “cialtroni di m...”. Sopportatene troppe, ben più delle sopportabili, la polizia per fortuna ha ricevuto l'ordine di disperdere l'armata Brancaleone degli ultras dei precari. Alla prima reazione, quelli se la sono data naturalmente a gambe, facendo altri danni durante la fuga e terrorizzando cittadini e turisti che passavano di lì. A quel punto sono arrivate perfino le truppe del sindaco di Roma, Gianni Alemanno con mezzi dell'Ama e spazzini pronti a ridare un minimo di decoro alla piazza davanti alla Camera dei deputati. Davanti a Montecitorio a parte qualche svitato pieno di cartelli come uomo-sandwich in servizio da mane a sera, è da anni che si potrebbero vendere biglietti per manifestazioni di protesta. Ce ne è una al mattino, e al pomeriggio già si cambia. Qualcuno sbaglia il giorno, e manco sa che il lunedì e il venerdì può sbraitare quanto vuole, ma non c'è nessuno ad ascoltare: il palazzo è vuoto. Intendiamoci, non mancano i motivi per protestare e ognuno ha le sue belle ragioni. Più o meno non serve a nulla, e le uniche sfilate che hanno prodotto qualcosa con governi di sinistra come purtroppo con quelli di destra sono quelle dei mariuoli che van lì armati a spaccare vetrine e divellere sampietrini dalla piazza. Anche se i colpevoli erano quattro gatti, hanno fatto vedere immagini di una pessima Italia, che avranno fatto il giro del mondo pronte a causare qualche maldipancia ai nostri Btp. Vallo a spiegare agli altri che quelli lì con bastoni, vernice e bombe carta sono il vero male di questo paese. Sono loro e quelli come loro ad avere messo in mutande tutti. Siccome i guai poi li subiscono milioni di italiani, forse è il caso di portarli per una volta in piazza davanti a loro. E forse quattro calci nel sedere sono ancora il metodo educativo migliore... di Franco Bechis

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