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Follie Repubblica analizza Facebook e giura: "Eravamo tristi, con Monti è esplosa la gioia"

I secchioni danno alla testa e la sinistra vaneggia: gli italiani sono un popolo felice (adesso)

Andrea Tempestini
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Le sentite le risate? Il vociare allegro, il motteggiare ridanciano, il trillo delle frasi che s'accompagna al luccichio degli occhi? Non state ascoltando gli arzilli gnomi di Babbo Natale bensì  gli italiani,  il popolo più felice del mondo. Così felice che se ne frega della crisi, tanto gioioso da non curarsi dello spread e dei tracolli della borsa, dell'assalto all'euro o della manovra asprigna del governo. S'odon gli augelli far festa, nel nostro Paese: lo ha affermato ieri, in grande evidenza sulla prima pagina, Repubblica, con un titolo che non ammetteva repliche: «L'Italia è felice e lo scrive su Facebook». L'articolo è affidato alla brillante penna di Riccardo Luna, il quale sentenzia: «Siamo stati felici, nonostante tutto. Anzi, lo siamo diventati». Ah, davvero? E che cosa ci ha iniettato una dose tanto massiccia di entusiasmo? Sentite: «Da agosto, sicuramente il mese nero per la felicità oltre che per le borse, c'è stata una lenta rincorsa. Fino a novembre quando, in coincidenza con le dimissioni di Berlusconi, la felicità è esplosa e questa crescita non si è più fermata». Avete capito? Quando a capo dell'esecutivo c'era Silvio, il popolo italico se ne stava chiuso in casa a versare lacrime, adesso che si è insediato  Monti, invece, sciama per le vie tra abbracci e canti di giubilo. Vero, precisa Luna, l'ottimismo si sta un po' incrinando, ma solo un po', ed è già un gran risultato se si pensa che era uno stato d'animo «praticamente ignoto quest'anno fino all'insediamento del governo Monti». «Siamo stati felici, dunque», conclude il cronista. «Anche confusi, strani, tristi, tesi. A volte preoccupati e disperati. Ma felici di più». Grazie ai tecnici.   Persino il pianto della  Fornero è stato frainteso:  erano goccioloni di gioia. Repubblica mostra  dei grafici, tratti da una ricerca chiamata Italian Mood e realizzato dal CATTID, laboratorio   della Sapienza di Roma. «Era una installazione di Stazione Futuro, la mostra sulla innovazione realizzata a Torino per le celebrazioni di Italia 150», precisa il puntiglioso Luna, dimenticandosi di citare un piccolo particolare, cioè che quella mostra l'ha curata lui. Ma son sottigliezze. A contare sono i dati, ricavati dall'analisi degli stati d'animo che il campione di italiani ha manifestato su  Facebook. Secondo la statistica, la felicità è in netto aumento, con picchi a dicembre. Il giorno della nascita del governo Monti (16 novembre), la maggioranza dei sondati risultava «ottimista», un'altra bella fetta era «soddisfatta», tantissimi erano «felici». Idem il giorno della caduta del Cav. Il 12 novembre la ricerca mostra spaventose deflagrazioni di contentezza. Fra gli stati d'animo, al primo posto c'è la felicità, al secondo la soddisfazione, al terzo l'ottimismo. Pare che in Corea del Nord  abbiano subito chiamato l'università romana. Anche Kim Jong-un, il nuovo dittatore,  desidera un sondaggio simile, che indichi un picco di tristezza alla morte del suo predecessore e un'estrema felicità al momento della sua elezione. Siamo convinti che Luna e i suoi collaboratori saranno lieti di fornirlo. L'unico a non essersi accorto del clima di festa è Michele Serra, il quale ieri, proprio sul giornale di Ezio Mauro, raccontava: «A Milano, davanti al Duomo, c'è il grande albero argenteo e poco altro. Le luminarie sono rare e sottotono. Molti negozi semivuoti. L'atmosfera riflette più o meno la realtà economica depressa, e l'incertezza del futuro». Mica come ai tempi di Silvio, quando i ristoranti erano tutti pieni (parola di premier). Serra si confidava con un amico bottegaio, il quale si lagna: «Quelli di prima ci tenevano allegri mostrando le tette. Questi qui invece, purtroppo per noi ci dicono la verità».  Ma non sa Serra che gli italiani son tutti felici? Urge rieducazione. Qui in Italia, come nell'Urss degli anni d'oro, da quando Monti comanda tutti sono soddisfatti, allegri e radiosi. Anche se l'esecutivo non cambia nulla e ci ammazza di imposte. Anzi, meglio se ci strangola: le tasse, diceva uno, sono bellissime. Ricordino dunque i compatrioti: sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re, fa male a Monti e al Quirinale: diventan tristi se noi piangiam. Per questo siamo felici, felicissimi. Lo dice Repubblica, dev'essere vero. di Francesco Borgonovo

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