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Bankitalia, Visco all'Italia: "Bisogna lavorare di più"

Il governatore: "Siamo un Paese anziano, occorre lavorare più a lungo. Bene gli sforzi, ma adesso servono le riforme"

Andrea Tempestini
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Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, chiede di "lavorare di più e più a lungo". Visco ammonisce poi sulla necessità di procedere su quello che definisce un "percorso inevitabile" e "da affrontare con determinazione, pure se con la dovuta gradualità". Si parla di crescita economica, una "sfida difficile ma anche decisiva" per l'Italia, dove "il mantenimento stesso del livello di vita richiede che venga innalzata l'intensità del capitale umano e che riprenda a crescere la produttività". Per raggiugnere questi obiettivi, sottolinea il numero uno di Palazzo Koch, è lavorare di più e più a lungo: "Una necessità inderogabile". "Un Paese anziano" - Secondo Visco il principale problema che affligge l'Italia è il fatto di essere "un paese anziano con molti divari da recuperare", e che deve "affrontare e rimuovere ostacoli importanti per assicurare una crescita con quelle caratteristiche". Anche il governatore di Bankitalia insiste sulla necessità di riformare il mercato del lavoro "con la capacità di accompagnare e non con la volontà di resistere al cambiamento, nelle tecnologie, nelle produzioni, nell'apertura dei mercati, nelle organizzazioni delle imprese". Secondo Visco sono encomiabili gli sforzi del Belpaese "sul piano della stabilità finanziaria", ma in parallelo si rivelano imprescindibili alcune "riforme strutturali" che mirino ad eliminare i divari esistenti e che servano ad ottenere una crescita "intelligente, sostenibile, inclusiva e che sia duratura". Bassa occupazione - Infine, secondo Visco, le istituzioni devono lavorare per rimuovere le cause della "bassa occupazione in parti importanti del nostro territorio, tra i giovani, tra le donne": l'obiettivo è trasformare quella che è un'attuale debolezza in una grossa opportunità. Il governatore di Bankitalia concude insistendo sulla necessità di eliminare i fattori che stanno alla base di una partecipazione al mercato del lavoro così bassa, "anche se in qualche caso ciò significa contrastare rendite di posizione o interessi particolari".

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