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Covid, in terapia intensiva a Milano l'80% è no vax. "Casi gravi come nella prima ondata"

Massimo Sanvito
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MASSIMO SANVITO

“Noi siamo medici, abbiamo scelto di fare questo lavoro, di vedere pazienti in pericolo di vita, ma quando ci troviamo di fronte a persone che pur conoscendo i rischi di una malattia non fanno nulla per proteggersi, ci arrabbiamo parecchio...”. Provate a dare torto al dottor Roberto Fumagalli, direttore del Dipartimento Funzionale Anestesia e Terapie Intensive dell'ospedale Niguarda, uno che in questi due anni di pandemia non ha smesso un secondo di stare in prima linea insieme alla sua squadra per cercare di strappare alla morte quanti più malati di covid possibili. La prima ondata, la seconda, la terza, ora la quarta coi numeri dei contagi e dei ricoverati che risalgono e spaventano Milano e la Lombardia. Nelle ultime ventiquattr'ore: tre ricoveri in terapia intensiva in più in tutta la regione e 17 decessi; 896 nuovi casi covid in provincia di Milano, di cui 374 in città. Eppure ci sono ancora troppi fanatici no vax che non smuovono di una virgola le loro convinzioni anti-scientifiche, nonostante siano loro a riempire le intensive. Membro del comitato scientifico dello Smart (Simposio Mostra di Anestesia e Terapia Intensiva) e membro eletto del Comitato Esecutivo della Società Europea di Terapia Intensiva, autore di oltre 170 pubblicazioni scientifiche, il dottor Fumagalli ha fatto il punto della situazione, a 360 gradi, con Libero.

Dottor Fumagalli, le terapie intensive preoccupano?

"Le faccio subito un paragone: l'anno scorso avevamo attivi 1.600 posti di terapia intensiva in tutta la Lombardia, oggi circa 130. Direi che il miglioramento è molto marcato e questo è frutto dei vaccini e dei fondamentali comportamenti individuali. Il piano regionale prevede 18 hub in tutta la Lombardia, ciascuno in grado di mettere a disposizione otto posti letto per pazienti covid. Attualmente ne sono attivi 16 e i posti occupati sono 112".

L'identikit dei pazienti più gravi?

"Persone con età media 63/64 anni che nel 70/80 per cento dei casi non sono vaccinati. Senza alcuna dose di vaccino troviamo anche giovani under 40 in condizioni gravi, mentre tra i vaccinati persone fragili, anziani, con patologie".

Che evoluzione vi aspettate?

"Questo virus, come abbiamo imparato in questi due anni, tante volte non ha rispettato le aspettative. È difficile da valutare. Possiamo dire che in media ogni giorno registriamo 7/8 nuovi pazienti in terapia intensiva in tutta la Lombardia e certamente prevediamo un incremento dei contagi. Non ci azzardiamo a dire di aver raggiunto il picco ma fin quando il numero di pazienti in terapia intensiva non salirà al di sopra dei 170/180 possiamo stare tranquilli".

La gravità del covid in questa quarta ondata è più contenuta?

"No, la gravità non è cambiata rispetto alle precedenti ondate. Per i ricoverati in terapia intensiva, vaccinati o non vaccinati, le conseguenze sono pesanti soprattutto per quanto riguarda l'insufficienza respiratoria. Resta il fatto che i vaccinati hanno molte meno probabilità di finire intubati e, come dicevamo, ci finiscono principalmente i più fragili".

I no vax sono sempre irriducibili nella loro scelta?

"Ne incontriamo di due tipi diversi. Quelli che appena iniziano a far fatica a respirare si rendono conto di aver fatto uno sbaglio nel non vaccinarsi e quelli che rimangono increduli e continuano a negare di essere malati. E noi ci arrabbiamo nel vedere soggetti che per una deliberata mancata prevenzione si trovano in un pericolo di vita alto. L'insufficienza respiratoria ha una mortalità che si aggira attorno al 35 per cento..."

Com'è il clima in corsia?

"Sono due anni che stiamo rincorrendo qualcosa che sfugge sempre. Quando pensi di aver superato il momento problematico, poi c'è sempre la ricaduta. Siamo stanchi. Molto stanchi. Per quanto il vaccino ci abbia aiutato moltissimo, anche psicologicamente, perché agli inizi chiaramente c'era più paura... Ci tengo a fare un appello."

Prego.

"Le misure introdotte dal governo funzionano, col covid bisogna convivere e globalmente dobbiamo dire che ci sono stati comportamenti virtuosi da parte della popolazione. Se però tutti fossimo più responsabili i risultati sarebbero ancora migliori. L'appello è che tutti seguano le regole perché se facciamo paragoni con l'anno scorso è evidente che i miglioramenti dipendono anche e soprattutto dai nostri comportamenti".

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