Beppe Sala, così Mister Expo ha paralizzato Milano

di Lorenzo Mottolagiovedì 17 luglio 2025
Beppe Sala, così Mister Expo ha paralizzato Milano
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Nessuno si azzardi a ridere dei guai del centrosinistra, qui la questione è seria. Certo, è comico che la giunta dei verdissimi, quelli che ordinano di non tagliare l’erba nei parchi con l’obiettivo di alimentare la “biodiversità urbana” (cioè nutrie, topi-ragno e pantegane) venga messa in ginocchio da un’inchiesta sull’«incontrollata espansione edilizia» (parole del procuratore Viola). Certo, fa pensare il moltiplicarsi delle retate in una squadra che metteva al punto uno del proprio programma politico la promessa di “incorruttibilità” dei propri uomini, caratteristica che – spiegava il manifesto elettorale di Giuseppe Sala – mancava all’opposta fazione.

Però, dicevamo, qui la questione è maledettamente seria. Perché Mister Expo sta riuscendo in un’impresa che speravamo fosse impossibile: paralizzare una macchina che ha trovato in condizioni eccellenti e che rischia di lasciare rottame. Quella macchina è l’economia milanese, traino di quella italiana.

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Per scherzo del destino proprio ieri scendevano in piazza i rappresentanti delle 1625 famiglie rimaste senza casa per via del disastro compiuto da questa amministrazione sul Salva-Milano. Gli uomini di Sala prima hanno scelto una linea precisa sulle ristrutturazioni degli immobili, poi quando la magistratura ha espresso un parere difforme e ordinato lo stop ai cantieri, il sindaco e i suoi non hanno avuto il coraggio di sostenere a Roma l’approvazione di una legge che sistemasse le pratiche («Non ci sono le condizioni politiche»). E gli operai si sono fermati, lasciando a spasso chi aspettava la fine dei lavori. Il che ha di fatto distrutto la credibilità della città di fronte a chi investe. Ora c’è da tremare per quanto riguarda la vicenda dello stadio di San Siro, telenovela del quale il sindaco non è riuscito a scrivere un finale. Preso in mezzo dai soliti comitati del no a tutto e la demagogia della sua maggioranza, oltre ovviamente alle legittime richieste di Milan e Inter, il primo cittadino ha perso anni in discussioni sterili, senza dare da subito una linea chiara. Il risultato è che entro novembre dovrà riuscire a vendere il Meazza, altrimenti sull’impianto calerà il vincolo della sovrintendenza. Con la Finanza che scorrazza tra gli uffici degli assessori, è alto il rischio che salti tutto. Centinaia di milioni in fumo.

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Poi sono arrivate le indagini. Dopo la nuova inchiesta sull’assessore Tancredi (fedelissimo di Sala), l’imprenditore Catella e l’archistar Boeri, il pericolo che Milano diventi un’area radioattiva per l’edilizia è concreto. Già oggi la guerra Comune-Procura ha mandato in ghiacciaia un’infinità di progetti. Era il cuore dello sviluppo del Nord Italia e di conseguenza dell’intero Paese. Si stima che Milano attragga oltre un terzo del totale degli investimenti immobiliari italiani. È bastato scegliere il sindaco sbagliato – col relativo carrozzone di ambientalisti (Ricordiamo l’iscrizione di Sala ai Verdi) – per far mettere tutto in forse. Il futuro, peraltro, potrebbe riservare sorprese ancor più terrificanti. I Cinquestelle chiedono le elezioni anticipate, con un programma già scritto, quello di rientrare in giunta insieme al Pd con qualcuno come Piefrancesco Majorino a fare da collante del campo largo. Si salvi chi può.

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