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Selezione di becchini a Milano. E le donne escluse protestano

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Al cimitero Maggiore i candidati si sono affrontati in prove pratiche come scavare una fossa e portare una bara

Eleonora Crisafulli
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E' stata una mattinata movimentata al cimitero Maggiore di Milano mentre si svolgevano le selezioni, con tanto di prove pratiche sul campo, per essere assunti come becchini. A creare scompiglio le valutazioni finali, date dal cimitero, che escludono dalla professione di beccamorto tutte le donne. “Faremo ricorso perché siamo state discriminate”, afferma Luciana, giovane mamma di due bambini disoccupata, dopo aver partecipato alle prove. Eppure, tra i dieci titolari regolarmente in lista per aggiudicarsi il posto di lavoro  nei servizi funebri i nomi femminili spiccano. Tra questi, quello di Letizia, prima in graduatoria e mamma di 4 bambini che, senza nessuna spiegazione, è stata giudicata non idonea per svolgere  quelle stesse mansioni che negli ultimi mesi le hanno permesso di avere già due contratti a termine con il medesimo cimitero. “Non riesco a capire come sia possibile il fatto che prima fossi idonea per svolgere questo lavoro e ora no. In questo bando c'è qualcosa che non mi convince”, dice Letizia con amarezza a fine concorso. In effetti l'esito sembra strano visto che la maggior parte delle donne intervenute sostiene di essersela cavata meglio degli uomini durante le verifiche pratiche. Prove tra l'altro per niente facili. Tra queste la capacità di scavare una fossa (addirittura proibita anche solo la prova alle donne), livellare la terra con il badile, portare una bara da 120 kg in 4 persone, impastare calce e fissare le viti nel feretro. Eppure, a loro avviso, i maschi che hanno passato le selezioni sembra non siano riusciti nemmeno a fissare una vite. Discriminazione? Forse. Adesso, non resta che aspettare gli atti. Carlotta Clerici

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