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Mondiali, da Balotelli a Pirlo: ai campioni del calcio serve una lavata di capo

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Giulio Bucchi
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In Italia uno, in Brasile l'altro, Pirlo e Messi una cosa in comune ce l'hanno. Non è il calcio e nemmeno la statura. Entrambi hanno deciso di prestare volto e capelli a due noti marchi di shampoo. Più che il cachet, a far gola ai due campioni deve essere stata la possibilità di riscattare una categoria costretta a barcamenarsi tra colori fluo e tagli ridicoli. Le loro piatte acconciature, cosa vecchi di anni, sono una rarità a Rio 2014, palcoscenico perfetto per chi, come Meireles, oltre che coi gestacci (veri o presunti), decide di dover stupire a colpi di testa. La sua cresta spessa, rettangolo simile ad una siepe da giardino, non è però originale. Nonostante la barba d'accompagnamento, il portoghese deve dividersi l'acconciatura con Balotelli che, almeno in Brasile, si è risparmiato il biondo platino. Cosa che invece non ha fatto Bacary Sagna, fedelissimo alle sue treccine sbiondite preferibili forse solo ai ricci selvaggi di Benoit Assou-Ekotto o alla cresta sfumata di Vidal. O ai rasta interminabili di Kyle Beckerman. Brutti da vedere (anche se fanno molto surfista californiano) e scomodi per camminare, figuriamoci per correre! Quasi quasi alle mattane internazionali preferisco la chierica italiana di Paletta. Quasi. di Claudia Casiraghi @CLCasiraghi

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